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Crollo del Ponte Morandi, la requisitoria dei Pm: "Anche gli anziani davanti ai cantieri avrebbero visto il degrado"

Per la procura le cattive condizioni di manutenzione del ponte Morandi erano note, così come era nota la necessità di intervenire per la messa in sicurezza. Nel crollo morirono due giovani aretini: Stella Boccia e  Carlos Jesus Eraso Trujillo

"Aspi e Spea erano a conoscenza dello stato di degrado e ammaloramento delle strutture del ponte Morandi almeno dagli anni '90". Sono parole che pesano come macigni quelle pronunciate oggi presso il tribunale di Genova dai pubblici ministeri nella loro requisitoria. E' ripresa così l'udienza preliminare del processo per il crollo del viadotto che causò la morte di 43 persone. Tra loro anche due giovani aretini: Stella Boccia, 24 anni, e Carlos Jesus Eraso Trujillo, 27. Erano fidanzati da alcuni mesi, ma i sogni di una vita insieme si infransero in pochi secondi: quelli che impiegò il ponte a collassare. 

Per quella tragedia, che avvenne il 14 agosto del 2018, sono indagate 59 persone, oltre alle società Aspi e Spea. Oggi i pm hanno illustrato il castello accusatorio a carico degli indagati, in base al quale chiedono il rinvio a giudizio. Per la procura, che negli ultimi tre anni ha portato avanti indagini approfondite e serrate, le cattive condizioni di manutenzione del ponte Morandi erano note, così come era nota la necessità di intervenire per la messa in sicurezza. L’accusa sostiene che nonostante questa consapevolezza, tecnici e dirigenti rinviarono gli interventi per cercare di diminuire le spese e aumentare i profitti e i dividendi.

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Secondo l'accusa già negli anni Novanta, quando vennero svolti dei lavori sulla pila 11, "nessun manager della società avrebbe fatto qualcosa per evitare il crollo del viadotto autostradale".  I pm hanno sostenuto che lo stato di degrado raggiunto dall'infrastruttura era davvero grave: "Anche un pensionato che guarda i cantieri si sarebbe accorto dei problemi che aveva il ponte Morandi. Avrebbe capito che quando parte un fenomeno corrosivo questo non si ferma se non si interviene - hanno detto i pm, come spiega Today - Nessuno dal 1992 è intervenuto sulle pile 9 e 10. Anche se erano appunto noti i problemi. Chiunque avrebbe dovuto rendersi conto che la condizione delle pile era critica e avrebbe dovuto attivarsi e proporre interventi di manutenzione pari a quelli fatti sulla pila 11". 

Secondo quanto ricostrutio dalla pubblica accusa, gli allora manager di Società Autostrade e Spea non pianificarono interventi per evitare costi eccessivi e non intaccare gli utili delle società. I magistrati proseguiranno l'esposizione delle loro tesi accusatorie per tutta la giornata, probabilmente sarà necessaria un'ulteriore udienza per completare le requisitorie. 

Inizialmente gli indagati erano 71, ma sono state stralciate 10 posizioni in attesa di ulteriori approfondimenti. Le accuse, a vario titolo, sono omicidio colposo plurimo, omicidio stradale, attentato alla sicurezza dei trasporti, crollo doloso, omissione d'atto d'ufficio, e omissione dolosa di dispositivi di sicurezza sul lavoro.

Le famiglie dei 43 morti adesso attendono e chiedono con forza che venga fatta giustizia.

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