Crac Mancini, verso la sentenza per la bancarotta del gruppo
L'udienza per la sentenza è stata fissata per il prossimo 2 maggio
La sentenza arriverà tra meno di un mese: l'ultima udienza del procedimento per il Crac del gruppo Mancini è stata fissata per il prossimo 2 maggio. In quella data il giudice dovrà decidere se accogliere le richieste di condanna avanzate dalla procura rappresentata dal pm Marco Dioni. Intanto questa mattina si è svolta una nuova udienza, nella quale i legali di parte civile e difensori hanno pronunciato le loro arringhe.
Il pubblico ministero lo scorso 7 marzo ha chiesto cinque anni di condanna per Piero Mancini e assoluzione per la figlia Jessica e per il braccio destro, nella gestione dell'Arezzo, Giovanni Cappietti. Richieste di condanna sono arrivate anche per le due figure minori coinvolte nel procedimento: Paolo Grotti e Augusto Sorvillo, per i quali si parla di due anni e tre mesi.
Dalla Ciet all'Arezzo
Secondo gli inquirenti, il crac del Gruppo Mancini sarebbe stato generato da un meccanismo simile alle "scatole cinesi": gli imputati cioè avrebbero fatto "girare" i soldi dello stesso gruppo da una società all’altra, fino a svuotarne le casse. Il reato imputato è quello della "bancarotta per distrazione": secondo l'accusa i soldi di una società venivano prelevati per chiudere i buchi di un’altra società e così via, finché nell’arco di circa 10 anni sarebbero stati movimentati oltre 25 milioni di euro e coinvolte le società Mancini Group, Mancini Re, Ciet Impianti e Coeti. E poi c'è il capitolo Arezzo Calcio: secondo l'accusa con lo stesso meccanismo ben 13 milioni di euro sarebbero passati alla società Arezzo Immagine e sarebbero serviti come serbatoio per la società calcistica (in bilico in quegli anni tra la serie B e la serie C).