rotate-mobile

Banca Etruria, tutti assolti eccetto Rigotti. Guerrini: "Ho la coscienza a posto, default per cause esterne"

Soddisfazione per le difese degli imputati. Giunta (legale di Rosi): "Il tribunale di Arezzo ha smantellato il teorema Banca Etruria"

Il dissesto di Banca Etruria sarebbe dipeso da cause esterne, non dalla condotta degli amministratori. E' quanto si può evincere dalla sentenza del maxi processo per il crac dell’istituto di credito aretino con la quale tutti gli imputati, eccetto uno, sono stati assolti con formula piena. Questa mattina alle 9,30 il collegio si è riunito nell'aula Miraglia del tribunale di Arezzo, dove ha pronunciato - senza bisogno di camera di consiglio - la decisione.

Per molti l'assoluzione è arrivata perché "il fatto non sussiste" e saranno le motivazioni, da depositare entro 90 giorni, a spiegare come il tribunale di Arezzo sia arrivato a questo verdetto. 

Le reazioni degli imputati

La gioia tra gli imputati era palpabile. 

"Dopo molti anni si è fatta luce e si è dato giustizia ad un gruppo di dirigenti che ha guidato la banca in anni difficili, ma che non ha avuto nessuna colpa sul default", ha commentato Giorgio Natalino Guerrini, ex vice presidente di Banca Etruria, per il quale i pm avevano chiesto una condanna a 5 anni e 4 mesi. Guerrini ha preso parte a molte udienze: è stato probabilmente l'unico imputato a seguire direttamente dalle aule di giustizia tutto il procedimento. Oggi, tra gli abbracci dei legali e degli amici, è uscito sorridendo. 

"Sono molto contento - ha proseguito Guerrini - perché questa è la dimostrazione che, se una persona è convinta di non aver fatto nulla di male, deve affrontare a testa alta un processo. E non è stato semplice: è la prima volta che mi è capitato nella vita. Sono entrato in un'aula giudiziaria alle soglia dei 60 anni. Io ero in pace con la mia coscienza e, con i mezzi che avevo disposizione ,ho cercato di fare chiarezza. Le cause del crac andranno cercate in eventi avvenuti dopo la nostra presidenza dentro e fuori la banca". 

Antonino Giunta,  legale dell'ultimo presidente dell'istituto di credito Lorenzo Rosi, condivide la soddisfazione: "Il tribunale di Arezzo si è preso la responsabilità di smontare il teorema Banca Etruria. Un teorema che, secondo le difese, era costruito sull'onda mediatica e su una serie di vicende legate ai rapporti con la Banca d'Italia e della svalutazione dei crediti. Eventi che andavano oltre la responsabilità degli amministratori. Leggeremo nelle motivazioni come questo teorema è stato smantellato".

Anche Luca Fanfani, difensore di Ugo Borgheresi e Gianfranco Neri, commenta la sentenza parlando di "Grande soddisfazione per una sentenza giusta",  e chiede "un cambio di registro a  quegli organi di stampa che per cinque lunghi anni si sono ostinati ad alimentare una verità farlocca e che oggi dovrebbero pubblicamente scusarsi con ciascuno dei professionisti travolti per 5 lunghi  anni da continue ondate di fango mediatico". 

"Nell'assolvere tutti gli amministratori e funzionari della banca, la sentenza ci dice che i responsabili del crack dell'istituto aretino non sono da ricercare nei professionisti che hanno erogato i finanziamenti, ma nella miriade di soggetti che colposamente o fraudolentemente non hanno restituito nel corso degli anni i soldi prestati. Nessun capro espiatorio, responsabile del fallimento della banca è chi non ha restituito i soldi ricevuti, questa è la fondamentale verità che la sentenza ci consegna". 

Parlano di dignità restituita gli avvocati dello studio Brunelli, che assistono Giovanni Inghirami. “C'è grande soddisfazione, come sempre quando una sentenza restituisce innanzitutto la dignità ad un uomo che ha sofferto per anni sotto il peso di accuse enormi, anche a causa della gogna mediatica che è stata allestita. In particolare in questo caso la soddisfazione è maggiore perché il processo è stato  celebrato in condizioni ambientali non semplici, che potevano indirettamente condizionare la serenità del giudizio.  Esprimo grande apprezzamento per un tribunale che è riuscito ad escludere i rumori di fondo e a svolgere il suo lavoro con serenità e autorevolezza”.

Attesa per la lettura delle motivazioni anche per la legale di Alberto Rigotti, Daniela Rossi. "Il mio assistito è stato assolto su molti capi di imputazione (9 su 16, nda) ed è stato assolto anche su quello inerente l'ipotetico 'colpo di Stato' interno alla dirigenza. Sui capi che sono rimasti in piedi ricorreremo in Appello e dimostreremo l'innocenza".  

Il crac di Banca Etruria

Un profondo rosso (200 milioni usciti da Banca Etruria e mai più rientrati) dal quale sarebbe stato impossibile risalire, anche se su questo molti dubbi sono stati sollevati in aula dai legali difensori che hanno riportato l'attenzione sulla opportunità di intervento del Fondo interbancario, paventata ma mai concretizzata. La parabola di Banca Etruria ha avuto così il suo epilogo con la liquidazione coatta amministrativa del fatidico 22 novembre del 2015, alla quale seguì l'insolvenza dichiarata nel febbraio del 2016.

Il procedimento, che ha preso il via nel settembre del 2019 ed è proseguito con decine di udienze fino a questa mattina, ha ripercorso tutte le tappe che hanno portato al crack: dall'investimento sullo yacht di lusso che non ha mai visto il mare, alla pratica Isoldi, fino al maxi affido per Villa San Carlo Borromeo e a quello per l'outlet di Pescara o a quelle che il grande accusatore, ovvero il liquidatore Giuseppe Santoni, aveva definito "concessioni a società non ancora costituite". Operazioni rischiose e costose: almeno 200 milioni di euro, secondo la procura, che avrebbero prosciugato le casse dell'istituto di credito aretino. E fu lo stesso Santoni a parlare di una "Banca usata come bancomat".

Lo scorso maggio le pm Julia Maggiore e Angela Masiello avevano avanzato pesanti richieste di condanna:  per Rigotti la pena rischiesta era di 6 anni e 6 mesi, Guerrini 5 anni e 4 mesi, Baiocchi di Silvestri 5 anni e 4 mesi, Inghirami 4 anni e 9 mesi, Federici 4 anni, Rosi 3 anni e 9 mesi, Badiali 3 anni e 4 mesi, Lo Presti 3 anni e 4 mesi, Burzi 3 anni e 3 mesi, Arrigucci 3 anni e 2 mesi, Fumi 3 anni, Cerini e Crenca 2 anni e 4 mesi, Platania 2 anni e 2 mesi, Tezzon, Polci e  Bonaiti un anno e 6 mesi, Neri e Bonolli 1 anno e 4 mesi, Bartolomei Corsi 1 anno e 2 mesi, Del Tongo e Borgheresi 1 anno. Un imputato, Enrico Fazzini, ex presidente dell'Ordine dei Commercialisti di Firenze è deceduto questa estate. E fatta eccezione per Rigotti, tutti sono stati assolti. 

Le condanne in udienza preliminare

Durante l'udienza preliminare sono stati già condannati con rito abbreviato l'ex presidente di Banca Etruria Giuseppe Fornasari e l'ex direttore generale Luca Bronchi, per bancarotta fraudolenta, a 5 anni di reclusione, l'ex vice presidente Alfredo Berni a due anni per bancarotta fraudolenta e l'ex membro del cda Rossano Soldini a un anno per bancarotta semplice.

Video popolari

Banca Etruria, tutti assolti eccetto Rigotti. Guerrini: "Ho la coscienza a posto, default per cause esterne"

ArezzoNotizie è in caricamento