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Crac Banca Etruria, consulenze d'oro: il giorno delle difese. "Incarichi necessari e per questo affidati ai migliori"

Le posizioni delle difese sono apparse omogenee. "Era stata avanzata una richiesta da Banca d'Italia, alla quale dare una risposta entro una precisa data, i vertici di Banca Etruria - hanno sostenuto gli avvocati - si sono mossi affidando ai migliori advisor d'Italia le consulenze"

"Nessun operazione imprudente, piuttosto un'azione doverosa rispetto a quanto chiesto da Banca d'Italia". E' questo il leitmotiv che questa mattina ha risuonato nell'aula del tribunale di Arezzo dove si è celebrata una nuova udienza del processo sulle consulenze d'oro legate al crac di Banca Etruria. A pronunciare le loro arringhe sono stati i legali di alcuni dei 14 imputati: hanno chiesto tutti l'assoluzione "perché il fatto non sussiste". Tra questi anche il legale di Pier Luigi Boschi, Gildo Ursini. 

Le posizioni delle difese sono apparse omogenee. "Dal momento che era stata avanzata una richiesta da Banca d'Italia, alla quale dare una risposta entro una precisa data, i vertici di Banca Etruria - hanno sostenuto gli avvocati - si sono mossi affidando ai migliori advisor d'Italia le consulenze". Questo partendo da una premessa: che le aggregazioni sarebbero tra le operazioni più complicate da gestire e che in Italia ci sarebbero state pochissime società in grado di svolgere analisi e valutazioni. 

Lo stesso legale di Boschi ha sostenuto che la scelta delle società alle quali affidare le consulenze sarebbe stata dettata dalla necessita di affidarsi ai più competenti e non ci sarebbe stata ridondanza in quanto, vista la complessità della situazione, sarebbe emersa la necessità di sentire più opinioni. "Le operazioni che dovevano essere fatte per la fusione di Banca Etruria con un istituto di elevato standing, così come richiesto dalla Banca d'Italia, dovevano essere plurime e accurate; quindi per tutte le consulenze i dirigenti e i membri del cda della Banca si rivolsero ai migliori professionisti del settore", ha detto Ursini nell'arringa, come riportato da AdnKronos. "Il cda ha operato con la dovuta e necessaria diligenza", ha aggiunto, formulando "la richiesta di assoluzione perchè il fatto non sussiste". 

Le ipotesi dell'accusa

Le consulenze finite nel mirino dei magistrati avrebbero pesato sul bilancio dell'istituto di credito per circa 4 milioni di euro. Incarichi affidati dall'istituto di credito a società specializzate per valutare, analizzare e poi avviare il processo di fusione con un istituto di elevato standing per evitare il crac. A proporre lo scenario della fusione furono le autorità bancarie che avevano individuato in Banca Popolare di Vicenza il possibile partner dell'operazione. Le consulenze d'oro furono affidate comunque, ma nulla di quanto analizzato e valutato si concretizzò: i pm hanno parlato di "consulenze inutili" e "ripetitive".

Le richieste di condanna

La scorsa settimana la pm Angela Masiello ha pronunciato la sua requisitoria chiedendo condanne pari a: 8 mesi per Daniele Cabiati, Carlo Catanossi, Emanuele Cuccaro (ex vice presidente) sui quali pendeva un capo di imputazione; 9 mesi per Alessandro Benocci, Claudia Bonollo, Anna Nocentini Lapini, Giovanni Grazzini, Alessandro Liberatori e Ilaria Tosti (per loro due capi di imputazione); 10 mesi per Claudio Salini (per tre capi di imputazione) e 12 mesi oltre che per Boschi e Nataloni anche per Claudia Bugno e Luigi Nannipieri.

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