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Sanità

Covid e ricoveri, Tanti: "No vax occupano posti in terapia intensiva di altri malati. Sanità corre ai ripari"

L'annuncio della vice sindaca Lucia Tanti dopo un vertice con la Asl: "Nuovi spazi nei presidi per chi è in cura per altre patologie ma è positivo al Covid"

"In terapia intensiva ad Arezzo ci sono solo no vax o chi ha interrotto il ciclo vaccinale. Questo significa che un no vax, per non essersi protetto, occupa un posto che potrebbe essere libero per qualsiasi altra emergenza. Sono numeri, non fuffa". Va dritta al punto più scottante la vice sindaca Lucia Tanti nell'annunciare le novità emerse dall'incontro avuto con la Asl. I dati parlano chiaro e leggendo tra le righe emerge una realtà complessa: quella di chi scopre di essere infetto solo in seguito ad un ricovero per altra patologia. Come gestire queste situazioni? "Quella che si profila adesso - spiega Tanti - è la "terza fase" dedicata a mettere in sicurezza i percorsi per coloro i quali hanno necessità sanitarie e contemporaneamente devono essere monitorati perché hanno scoperto solo successivamente al ricovero di essere positivi al Covid. Questi pazienti hanno il diritto di vedersi accelerare le cure di cui hanno bisogno - e per le quali sono in ospedale - tuttavia non si può non tenere conto che siano positivi. Per questa ragione saranno moltiplicati i presidi a loro "dedicati". Nello specifico saranno potenziati gli ospedali di Fratta, Casentino e Valdarno".

SI tratta di un'operazione che secondo Tanti dovrebbe "facilitare il lavoro dei presidi Covid e soprattutto dare risposte più celeri a chi deve curare altre patologie pure essendo positivo ma asintomatico".

L'aumento di casi positivi sta portando di nuovo molti pazienti nei reparti ospedalieri. Basti pensare che in Toscana è occupato oltre il 20 per cento dei posti letto sia in degenza Covid sia in terapia.

L'impatto della campagna vaccinale

La massiccia campagna vaccinale però sembra dare i suoi frutti. Ancora una volta Tanti si affida ai numeri e li pubblica sul suo profilo Facebook. Il confronto tra i mesi di dicembre 2020 e 2021 chiarisce molti aspetti: i tamponi nel 2021- complice anche il ricorso al test rapido e ai numerosi tamponi a cui si è sottoposto chi non si è vaccinato - sono decuplicati rispetto al 2020 (20210 contro 2452). Se nel dicembre 2020 la provincia di Arezzo contava 2440 casi positivi, lo scorso mese è arrivata al numero record di 10mila 630 contagiati. E poi il capitolo più amaro, quello della mortalità. Nell'ultimo mese del 2020 persero la vita 56,3 persone ogni mille, un anno dopo invece, sempre nel mese di dicembre, la letalità è calata all'1,8 per mille. "La differenza - chiosa Tanti - è da ricondurre in gran parte alla vaccinazione". L'impatto dei vaccini emerge anche dai dati sui ricoveri, passati da 363 di un anno fa a 125 dello scorso mese. 

"Ciò che non è più possibile tacere è che la non vaccinazione militante non si circoscrive nell’ambito delle sole scelte individuali, ma ha una ricaduta comunitaria evidente: chi volutamente non si vaccina, non solo mette a rischio la propria salute - il che potrebbe far parte delle libere opzioni di scelta - ma aumentando il rischio oggettivo e misurato per se stesso di essere ricoverato e addirittura di dovere utilizzare la terapia intensiva, di fatto sottrae risposta sanitaria a tutte le altre tipologie di patologia o di estremo bisogno sanitario, queste si, non volute.
Se qualcuno di noi dovesse avere un incidente stradale, potrebbe trovare la carenza di risposta sanitaria per occupazione di posti letto in terapia intensiva per l'irrazionale volontà di non proteggersi dal covid da parte di altri. Verrebbe da parafrasare un famoso slogan di qualche anno fa: "chi non si vaccina mette a rischio anche te". Ecco perché la sensibilizzazione robusta sulla vaccinazione è un dovere civico e istituzionale che ha a che fare con la diffusa risposta sanitaria, con il diritto di tutti ad avere cure veloci e con la responsabilità di ciascuno di non intasare e mettere in ginocchio i sistemi di salute con motivazioni infondate e che non trovano nessuno riscontro nei numeri e nei dati oggettivi. Le istituzioni hanno il dovere di raccontare questi fatti, di prendere posizione a viso aperto e di non grattare la pancia a chi oggi dietro il malcelato principio di libertà individuale mette a repentaglio i sistemi sanitari e la salute degli altri. Per il semplice fatto che hanno torto”.

"La nostra città - conclude Tanti - è una tra le più vaccinate. Per questo conta con meno ricoverati, meno morti e meno incidenza ospedaliera". E sempre per lo stesso motivo, conclude la vice sindaca "In terapia intensiva ci sono solo non vaccinati, o vaccinati che hanno deciso di non completare il ciclo vaccinale. Ovviamente alcuni di loro rischiano la vita e sono un problema per chi ha altre patologie".

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