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Cronaca

"In terapia intensiva anche 50enni senza patologie pregresse", così la nuova ondata del Coronavirus

Le preoccupazioni di Marco Feri direttore della Terapia intensiva: "I prossimi giorni saranno determinanti. Possiamo arginare i contagi con mascherine, disinfettante e distanziamento"

La preoccupazione nelle parole e nel tono di voce è palpabile. "Ci sono meno casi rispetto ad aprile, ma la gravità è spesso la stessa. E adesso ad arrivare alla terapia intensiva sono anche persone di 50, 60 anni, senza particolari patologie pregresse".  Marco Feri è il responsabile dell'area Funzionale Anestesia e Rianimazione dell'ospedale San Donato di Arezzo. In questi mesi ha affrontato, a fianco di numerosi colleghi, una battaglia senza pari contro il coronavirus. Ha curato aretini e non solo: perché l'ospedale cittadino è diventato un ospedale Covid accogliendo anche pazienti di alte città della Toscana sud est. E oggi si trova a ripercorrere quella strada irta e disseminata di imprevisti e ostacoli che è la seconda ondata dell'epidemia. 

"Sostanzialmente - spiega Feri -  stiamo ricoverando pazienti più giovani. Oltre agli over 80 infatti, ci sono i cinquantenni, i sessantenni. E i numeri stanno iniziando a salire vertiginosamente". All'esterno della bolla covid la percezione di quanto accade è ovattata. Eppure i numeri, snocciolati nei bollettini, dovrebbero darne la dimensione. 

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"Per essere chiari - dice Feri - in questo momento (ieri ndr) nei reparti di Malattie infettive, Pneumologia e Terapia Intensiva abbiamo 45 persone ricoverate. Sa cosa significa? Che quello occupato dai malati Covid è il reparto più grande del San Donato. Più grande anche della Medicina interna, reparto che da sempre ospita più malati e che ne ha 35".   

Malati più giovani dunque, con meno patologie pregresse. Malati che fortunatamente, grazie anche alle buone condizioni di partenza, rispondono bene alle cure e per questo - benché possano raggiungere condizioni critiche - riescono a salvarsi. 

"C'è un turn over più veloce - chiarisce Feri - nei bollettini si legge sempre: 5 persone in terapia intensiva. Ovviamente nelle ultime settimane non erano sempre i soliti pazienti ad occupare quei cinque posti. Ad esempio mercoledì scorso tre pazienti sono usciti  (inviati ad altri reparti, visto il miglioramento delle loro condizioni) e tre sono entrati. Nelle ultime settimane, sono passati dal nostro reparto almeno 15 pazienti con il Covid".

E proprio il gioco di squadra e la sinergia con i reparti di Malattie infettive e Pneumologia appare un elemento chiave nel funzionamento delle cure. In base alle condizioni che presentano, i malati possono essere spostati e seguiti in modo più accurato. 

"E' anche per questo che entro sette, otto giorni, non appena saranno attivati altri 18 posti per pazienti Covid, ce ne saranno  4 di terapia sub intensiva destinati a quei pazienti che presentano anche altre patologie importanti. In modo da poter seguire in modo complessivo il malato in tutte le sue necessità". 

Ma nuovi posti letto, l'impennata che sembra infinita di contagi stanno mettendo a dura prova chi, già nella scorsa primavera, ha dimostrato di saper gettare il cuore oltre l'ostacolo e affrontare le difficoltà.

"Teniamo duro - dice Feri - sappiamo che la Asl ha ascoltato le nostre richieste e si sta prodigando per far arrivare altro personale. Nel frattempo stringiamo i denti, raddoppiamo o addirittura triplichiamo i turni. E non ci stancheremo mai di ripetere che ognuno nel suo piccolo  può e deve impegnarsi per proteggersi e proteggere chi gli sta accanto. Sappiamo cosa dobbiamo fare: mascherina, igiene e distanziamento. Possiamo vivere la nostra vita senza dover arrivare a chiudere di nuovo tutto". 

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