rotate-mobile
Cronaca

Condannato a morte per l'omicidio del ristoratore aretino a Phuket: "Sono innocente". I familiari in Senato

Era il marzo del 2011 quando Luciano Butti fu ucciso da alcuni sicari. Originario di Montevarchi, si era trasferito dall'altra parte del mondo, a Phuket in Thailandia, dove insieme ad una socio gestiva nell'isola di Phi Phi un ristorante. Per la...

Era il marzo del 2011 quando Luciano Butti fu ucciso da alcuni sicari. Originario di Montevarchi, si era trasferito dall'altra parte del mondo, a Phuket in Thailandia, dove insieme ad una socio gestiva nell'isola di Phi Phi un ristorante. Per la sua morte fu arrestato proprio il socio, Denis Cavatassi, originario di Teramo all'epoca 42enne. Oggi, a quasi 7 anni di distanza, Cavatassi - che si è sempre dichiarato innocente - chiede attraverso le parole e le iniziative della sorella Romina di essere salvato. Perché in Thailandia è stato processato e condannato a morte. La sentenza è stata emessa in Primo Grado nel 2015 e confermata in Appello lo scorso 18 gennaio.

Domani, come riporta Repubblica, sorella e fratello di Cavatassi, insieme all'avvocato Alessandra Ballerini, ad Amnesty International, all'associazione 'Prigionieri del silenzio' e accompagnati dal senatore Luigi Manconi, si recheranno in Senato "per raccontare a tutta l'Italia cosa è accaduto a Denis". E proprio l'onorevole Manconi nelle scorse settimane ha presentato un’interrogazione ai Ministri degli Esteri e della Giustizia chiedendo di intervenire su questa situazione.

Il 50enne fu arrestato insieme ad altri tre thailandesi: era accusato di aver commissionato l'omicidio e di aver assoldato un sicario dietro il pagamento di 150 mila baht, ovvero circa 3.500 euro del tempo. Il motivo? Secondo gli inquirenti sarebbe da ricercarsi dietro al mancato pagamento di un debito da parte di Butti.

Dopo indagini lampo, che durarono pochissimi giorni, ci fu un plateale arresto. Poi fu rilasciato su cauzione: poteva scappare, fanno notare i parenti, invece si è dichiarato innocente e ha aspettato il processo. Si aspettava l'assoluzione invece è arrivata una condanna a morte. Adesso è in svolgimento il ricorso alla corte suprema. E i familiari hanno deciso di agire raccontando al governo italiano cosa sta accadendo in Thailandia.

IL DELITTO

Luciano Butti morì il 15 marzo del 2011. Aveva 60 anni e da 20 viveva in Thailandia. Aveva un ristorante "Ciao Bella" e con Cavatassi condivideva vari affari. Fu ritrovato senza vita poco distante dalla cascata di Bang Pae, dove era arrivato con un motorino preso a noleggio. Freddato con quattro colpi di arma da fuoco che lo avevano raggiunto al torace, all’addome e alla clavicola destra. Inizialmente gli inquirenti pensarono a una rapina finita nel sangue, ma nei pantaloni della vittima furono trovati 520 euro: quanto bastava per escludere quella pista.

Era sopravvissuto al drammatico tsunami che il 24 dicembre del 2004 distrusse interi villaggi nelle coste asiatiche, compresa la sua amata Phi Phi Island.

Nella foto Luciano Butti

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Condannato a morte per l'omicidio del ristoratore aretino a Phuket: "Sono innocente". I familiari in Senato

ArezzoNotizie è in caricamento