Compro oro di Arezzo stangato dalla Finanza: rischia una multa fino a 50mila euro
L'attività non avrebbe segnalato un'operazione di compravendita sospetta all'Antiriciclaggio. Altra possibile multa per un operatore che avrebbe utilizzato una bilancia non conforme, venendo così meno all’obbligo di identificazione della clientela
Controlli nei compro oro di Arezzo e stangata in vista per due attività, che rischiano una sonora multa a seguito della visita della Guardia di Finanza. Le verifiche si inseriscono nell’ambito delle attività di prevenzione del riciclaggio di denaro sporco e del reimpiego di preziosi rubati e hanno visto all'opera i militari del comando provinciale di Arezzo.
La mancata segnalazione di un'operazione sospetta
In un caso - spiegano i finanzieri - è stata individuata un’attività di compro oro, che, oltre a non avere conservato correttamente dati e documenti riguardo un'operazione commerciale, ha omesso di inviare una comunicazione obbligatoria, come la segnalazione di un'operazione sospetta, all'Unità di Informazione Finanziaria, presso la Banca d’Italia. "Tale unità, nel sistema di prevenzione del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo, è deputata ad esaminare i flussi finanziari e a ricevere psegnalazioni, che vengono poi trasmesse alla Guardia di Finanza ed all’autorità giudiziaria, per l’approfondimento", spiegano dalla fiamme gialle. Al titolare dell’azienda è stato contestato il fatto di non aver attivato prontamente l’organismo antiriciclaggio, in relazione alla compravendita di metallo prezioso privo della marchiatura ufficiale obbligatoria. Ci sarà una pesante multa che va da 5mila euro a 50mila euro.
Pesatura non conforme
Nel corso di un altro intervento, le fiamme gialle aretine hanno scoperto un operatore che avrebbe utilizzato apparecchi di misurazione del peso non conformi, venendo così meno all’obbligo di identificazione della clientela. "Quello dell’identificazione è uno specifico adempimento antiriciclaggio - spiegano ancora i finanzieri - necessario per assicurare la legittimità e la tracciabilità degli scambi. L’esercente rischia ora una sanzione amministrativa pecuniaria da 1.000 a 10mila euro".