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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Colpo da capogiro al portavalori, appello per Di Stazio. L'ex vigilante cerca sconti di pena

Un anno fa la condanna a 4 anni e mezzo per furto aggravato dopo il colpo da capogiro messo a segno nell'estate del 2016. Adesso Antonio Di Stazio, 61 anni, ex guardia giurata della Securpol, spera in una riduzione della pena. Si tiene infatti...

Un anno fa la condanna a 4 anni e mezzo per furto aggravato dopo il colpo da capogiro messo a segno nell'estate del 2016. Adesso Antonio Di Stazio, 61 anni, ex guardia giurata della Securpol, spera in una riduzione della pena. Si tiene infatti oggi presso la Corte d'Appello del tribunale di Firenze il processo di secondo grado per il maxi furto dal portavalori dell’11 luglio 2016, ritrovato vuoto a Badia al Pino.

Un colpo da oltre quattro milioni di euro in oro. Di Stazio, che guidava il mezzo, sparì e riapparve dopo una settimana, quando fu arrestato. Fu portato prima in cella ad Arezzo, poi a Perugia. Recluso nel carcere perugino di Capanne è rimasto dietro le sbarre dopo la condanna del marzo 2017. Nei giorni scorsi ha ottenuto i domiciliari. Gli avvocati difensori dell’uomo, Marco Treggi e Daniela Paccoi, chiederanno una pena più mite.

I fatti

La clamorosa sparizione avvenne nel tardo pomeriggio dell'11 luglio 2016, Di Stazio, assieme a un altro vigilante della Securpol, stava facendo un giro tra le aziende orafe del distretto aretino. Il collega scese per operazioni di routine davanti a una ditta di Badia al Pino e quando tornò, sia il furgone che Di Stazio erano spariti. Il portavalori svuotato fu ritrovato poco più tardi, in una zona isolata vicino alla stazione di servizio dell’A1 di Badia al Pino Ovest. Il vigilantes riapparve una settimana più tardi, a Lucca. Si presentò spontaneamente dai carabinieri. Disse che si era preso una vacanza, troppo stress. E dell’oro non fece mai parola.

"Ha tradito la fiducia che l’azienda aveva riposto in lui” e con il silenzio in sede processuale non ha tentato alcuna strada per mitigare la sua posizione. “Certamente – ha scritto il giudice Fruganti tra le motivazioni della sentenza di primo grado – sa che fine ha fatto il bottino”, coprendo di fatto eventuali complici.

@MattiaCialini

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