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Giovedì, 18 Aprile 2024

Cocaina nascosta in container di pellame, il retroscena del maxi sequestro da 760 chili. Un arresto nell'Aretino

La sostanza è stata sequestrata e cinque persone finite in manette e una banda criminale dedita al traffico internazionale di stupefacenti sgominata

La droga era nascosta tra strati di pellame. Una quantità enorme: 760 chili di cocaina proveniente dalla Repubblica Dominicana. La sostanza è stata sequestrata e cinque persone finite in manette e una banda criminale dedita al traffico internazionale di stupefacenti sgominata. E' questo il bilancio di una vasta operazione coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Bologna che ha toccato la provincia di Arezzo, dove uno dei cinque arrestati risiede

La droga nei container e gli arresti

La polizia di Stato di Bologna ha fatto scattare le manette in cinque luoghi diversi: Monteviale (Vi),  Vado Ligure (Sv), Santa Croce sull’Arno (Pi), Lido di Camaiore (Lu), Castiglion Fiorentino (Ar).  L'operazione ha arrecato all'organizzazione criminale un danno di ben 21 milioni e ha tolto dal mercato stupefacente che avrebbe prodotto un giro d'affari di oltre 60 milioni. 

La Squadra mobile di Arezzo ha partecipato alle attività: era presente all'arresto di un 47enne di origini dominicane residente a Castiglion Fiorentino, e ha perquisito e sequestrato l'auto nella disponibilità dell'uomo, scoprendo un doppio fondo probabilmente utilizzato per trasportare lo stupefacente. Nell'abitazione inoltre gli agenti hanno scoperto un pannello del soffitto che nascondeva dei contanti:  38mila 560 euro per la precisione. 

Droga nascosta nel pellame

Nel corso delle indagini, coordinate dal pm Roberto Ceroni, è emerso che la cocaina  veniva importata via mare da Santo Domingo. La sostanza attraversava l'oceano su navi cargo, in containers da 22 tonnellate ciascuno di "pellame bovino grezzo". Tra uno strato e l'altro di queste pelli, nascoste in apposite tasche ricavate incollando insieme due strati di pellame, erano stipati i pani di cocaina sottovuoto e del peso di 500 grammi l'uno.  "Tutto il pellame, pressato e maleodorante, era impregnato di ingente quantitativo di sale, circostanze che ne rendevano assolutamente difficoltosa l’individuazione", spiega la Questura di Bologna in una nota. 
L’organizzazione dominicana poteva contare sull’appoggio di una società italiana della provincia di Pisa, che si sarebbe dovuta occupare di  commercio di pellame, di proprietà di un imprenditore italiano. In numerose occasioni la società aveva importato da Santo Domingo rilevanti quantitativi di pellame a mezzo containers, con porto di arrivo a Vado Ligure. 

Il casolare e il capannone della cocaina

L'imprenditore è stato identificato dagli inquirenti lo scorso 10 febbraio con un servizio di osservazione di una delle strane trasferte degli indagati dominicani. I quattro, infatti, a distanza di qualche settimana l’una dall’altra si ritrovavano presso un casolare nel comune di Creazzo, in provincia di Vicenza. La polizia 0aveva intuito che proprio in quel luogo poteva trovarsi una delle basi logistiche dell’organizzazione. Proprio quel giorno nel casolare si ritrovarono i 5 arrestati, non solo: in quell'occasione gli inquirenti videro arrivare un mezzo pesante che scaricava 16 bancali, corrispondenti al contenuto di un container.
Elementi e indizi che messi insieme mostravano una quadro generale abbastanza chiaro: era infatti "plausibile che i pallets di merci potessero in realtà essere utilizzati per occultare ingenti quantitativi di cocaina". L'ipotesi degli investigatori (che nelle settimane precedenti avevano osservato i movimenti della banda) era che lo stupefacente, "una volta giunto presso il magazzino sito nella provincia di Vicenza, all’esito dell’estrazione dalle merci in cui era contenuto, venisse poi spostato presso il casolare, da dove veniva infine prelevato dagli indagati con varie autovetture munite di doppiofondo per essere trasferito in questo capoluogo ed in altre province". 
Le successive attività condotte con il supporto dell’Agenzia delle Dogane e Monopoli ha consentito di ricostruire le precedenti importazioni di pellame da parte dell'organizzazione e soprattutto di localizzare sul territorio nazionale tre container recentemente importati sui quali si sono concentrate le attività investigative.

E' stato così programmato un intervento di polizia giudiziaria all'interno del casolare nel momento in cui gli indagati dominicani si fossero nuovamente spostati. L'ora x è giunta il 17 febbraio, quando l'uomo considerato al vertice del gruppo dominicano, un 42enne pregiudicato, lasciava Bologna per raggiungere l’imprenditore italiano presso il casolare di Creazzo, al pari di un altro suo connazionale, il 47enne proveniente da Arezzo. Dopo una lunga osservazione e dopo attività di pedinamento - accertata la presenza dei tre uomini all’interno - il personale della Polizia di Stato di Bologna e Vicenza ha fatto un blitz,  bloccando i tre indagati ed svolgendo una perquisizione particolarmente complessa. Tra gli strati di pellame misto a sale erano stati nascosti 488 pani di cocaina sottovuoto, per 260 chili di cocaina. 
La perquisizione veniva quindi estesa ad opera di altro personale della Squadra Mobile, in collaborazione con la Squadra Mobile di Savena, la Polizia di Frontiera e l’unità cinofila di Genova, presso il porto di Vado Ligure (SV), dove gli accertamenti effettuati con l’Agenzia delle Dogane avevano permesso di riscontrare la presenza in deposito di un container contenente pellame proveniente da Santo Domingo ed anch’esso destinato alla medesima società. All’esito delle operazioni di ricerca si procedeva al sequestro di 460 panetti di cocaina per un peso complessivo di 237 kg, occultate all’interno del carico di pellame con identiche modalità. 
Ulteriore e contestuale perquisizione veniva svolta in località Santa Croce sull’Arno (PI) all’interno di un magazzino doganale, dove era stato stoccato in attesa dell’imminente trasferimento nel vicentino il contenuto di un ulteriore container destinato alla società del sessantasettenne italiano, ed anche in questo caso all’interno del pellame bovino era possibile sottoporre a sequestro 432 pani di cocaina per un peso complessivo di 233 chili.
Un quinto arresto in flagranza di reato è stato eseguito Bologna dove un venticinquenne incensurato, ritenuto uno degli uomini di fiducia del qurantaduenne dominicano aveva stoccato in un garage in zona Barca, 12 chili di cocaina, anch’essi per lo più suddivisi in pani della stessa tipologia di quelli già in sequestro, nonché svariato materiale per il confezionamento dello stupefacente ed una macchina contabanconote di tipo professionale e la somma di 1.980 euro.
Le successive operazioni di perquisizione svolte nelle abitazioni degli indagati hanno consentito di acquisire ulteriore prove e sequestrare ingenti somme di denaro, ritenute profitto dell’attività illecita.

In particolare la perquisizione domiciliare svolta con la collaborazione della Squadra Mobile di Lucca presso l’abitazione dell’indagato italiano arrestato ha permesso di sequestrare la somma contante di 296mila 690 euro; quella svolta ad opera della Squadra Mobile di Arezzo a casa del 47enne dominicano ha permesso di scoprire la presenza di un doppio vano sull’autovettura nella sua disponibilità con cui in varie occasioni si era recato a Creazzo, la quale veniva quindi sottoposta a sequestro insieme alla somma di 38mila 560 euro, abilmente occultata all’interno di un pannello posto nel soffitto di una pertinenza dell’abitazione. 

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