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Cronaca

La mafia allunga i tentacoli sull'economia aretina. Ciuoffo: "Edilizia, rifiuti e immobili: ecco i settori interessati"

"La provincia di Arezzo presenta significativi indicatori di una proiezione criminale della malavita organizzata nazionale in alcuni settori dell’economia locale" ha detto l'assessore rispondendo ad un’interrogazione sul tema

Gli ultimi casi sono balzati agli onori delle cronache pochi mesi fa, con due diverse inchieste portate avanti dalla dda di Firenze e di Catanzaro. I magistrati hanno messo in luce come la criminalità organizzata sia presente nel territorio aretino e si muova con estrema disinvoltura. E oggi anche l'assessore Ciuoffo ha sottolineato come questo legame con la terra d'Arezzo sia davvero stretto. 

L'inchiesta più recente: dai rifiuti a Bucine alle indagini sul Keu

L'inchiesta sullo smaltimento del "Keu" - l’inerte finale derivante dal trattamento dei fanghi prodotti dagli scarti della concia delle pelli delle aziende fiorentine - ha preso le mosse proprio dalla procura di Arezzo che circa tre anni fa scoperchiò un traffico di rifiuti che arrivavano dalla Calabria e venivano poi smaltiti in una collina di Bucine. Sulla vicenda indagarono i carabinieri forestali. Poi, in virtù dei nomi coinvolti, secondo gli inquirenti legati ad una cosca della 'Ndrangheta calabrese, l'intero procedimento passò alla Dda di Firenze.  Da quel piccolo filone aretino prese le mosse l'inchiesta che sta facendo tremare la Toscana e il suo comparto conciario. 

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L'intervento di Ciuoffo

Sulla presenza della malavita ad Arezzo l'assessore Stefano Ciuoffo ha usato parole pesanti, confermando - anche in seguito alle inchieste - quelli che solo fino a pochi anni fa erano vaghi timori. 

stefano-ciuoffo"La provincia di Arezzo presenta significativi indicatori di una proiezione criminale della malavita organizzata nazionale in alcuni settori dell’economia locale, come l’edilizia, il ciclo dei rifiuti, il settore immobiliare e turistico”. Ha detto Ciuoffo, rispondendo ad un’interrogazione sul tema di Marco Casucci, consigliere regionale della Lega.

“Come per altri territori della Toscana – ha sottolineato l’assessore – tale presenza non si sostanzia in veri e propri insediamenti organizzativi da parte delle mafie storiche italiane, ma nella forma di investimenti criminali, che, nel caso dell’aretino, però, manifestano una forte vocazione imprenditoriale, anche nel cruciale settore degli appalti pubblici”.

La mappa delle cosche nel territorio

Ma Ciuoffo non si è limitato a questa risposta. Ha anche approfondito l'argomento, precisando che negli ultimi anni sono emerse "evidenze di un interessamento da parte di alcune formazioni camorristiche, come il clan Mallardo, e Contini della così detta Alleanza di Secondigliano, che fanno del riciclaggio e dell’iniziativa economica nei settori dell’economia legittima il principale modus operandi". Tutto questo in connessione, oltre che in vera e propria partnership economica dei così detti casalesi, "i cui gruppi vantano nell’aretino una presenza economica già a partire dagli anni Novanta. Più recente invece il riconoscimento degli interessi criminali di organizzazioni di origine ‘ndranghetista, come quella dei Commisso, Gallace, Grande Aracri, Mancuso e Piromalli per citarne alcune".

I beni confiscati 

Secondo i dati dell’Agenzia nazionale per i beni e le società confiscate alla mafia (ANBSC) la provincia di Arezzo risulta essere la prima in Toscana per numero di beni sotto confisca (86), seguita da Pistoia (16%), Prato (12%) e Pisa (11%). In particolare gli investimenti nel settore immobiliare restano i più significativi, tra questi, appartamenti e, in modo più limitato, terreni. I beni sono concentrati in soli due comuni: il capoluogo e Marciano della Chiana. A rendere particolarmente vulnerabile la provincia di Arezzo sarebbero anche la significativa incidenza dei reati economici-finanziari legati alla filiera dell’oro e le elevate opportunità di riciclaggio offerte.

“L’attività di prevenzione e contrasto messa in campo negli ultimi anni dalle autorità locali, tra le quali la Prefettura, ha segnato un’inversione di tendenza rispetto agli anni Novanta – ha concluso Ciuoffo – Alcune iniziative, come la firma di Protocolli di legalità, mostrano il riconoscimento di possibili criticità del territorio. La Regione, per quanto di sua competenza, ha usato particolari accorgimenti nella redazione dei bandi e degli appalti, che funzionano come un campanello di allarme”.

“Ne esce un quadro inquietante – ha osservato Marco Casucci – Bisogna tenere alta la guardia. Resto attonito pensando al comune a me vicino di Marciano della Chiana. Occorre la massima determinazione di tutte le istituzioni”.

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