Caso Pecorelli, concluse le indagini. L'ex arbitro accusato di autocalunnia e sostituzione di persona
Cadute le accuse di ricettazione e di autoriciclaggio, la procura ha formalizzato quella di autocalunnia
Altra grana per Davide Pecorelli, il quarantaseienne altotiberino imprenditore con negozi a Sansepolcro ed ex arbitro della sezione di Arezzo salito agli onori delle cronache per essere scomparso nove mesi e poi riapparso in circostanze ancora da chiarire.
In queste ore è arrivato l'avviso di conclusione delle indagini, a firma del pm di Grosseto, Anna Pensabene, per i reati di autocalunnia, sostituzione di persona e presentazione di documenti falsi.
Al centro della vicenda ci sono delle monete d’oro che secondo il 46enne sarebbero quelle rubate due anni fa a Sovana, il tesoro di San Mamiliano. L'uomo ha raccontato che voleva andare a recuperarle all'Isola di Montecristo, seguendo una sorta di mappa sequestrata poi dalle forze dell'ordine.
Per i carabinieri di Grosseto, che hanno indagato, non c'è alcun collegamento fra l'imprenditore altotiberino e il furto di preziosi, né tantomeno il ritrovamento delle monete. Una situazione che se da una parte ha fatto cadere le accuse di ricettazione e di autoriciclaggio, apre le porte all'autocalunnia.
All'avvocato di Pecorelli, Andrea Castori, al momento è arrivato l'avviso di conclusione delle indagini.
Pecorelli aveva anche inscenato la sua morte, scomparendo in Albania. Dopo alcuni mesi ci fu la svolta: l'imprenditore aveva noleggiato un gommone e aveva cercato di raggiungere Montecristo, con sé aveva piccone e mappe dove erano stati segnati tre punti in cui avrebbe dovuto trovare le monete.