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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Poppi

Vanno per controllare i registri contabili e trovano ceramiche etrusche trafugate: scatta il sequestro

A quanto pare i manufatti proverrebbero da "scavi non autorizzati del sottosuolo”. Due gli uomini al centro degli accertamenti dell'autorità giudiziaria

Cinque dei sette manufatti li hanno trovati all’interno di un negozio di Poppi dove il titolare dell’attività commerciale li custodiva gelosamente. Sono in tutto sette gli oggetti di origine etrusca sequestrati dalla Guardia di Finanza casentinese durante l’ultima attività di polizia economico-finanziaria conclusasi con la segnalazione di due uomini e il sequestro di reperti risalenti al VII-VI secolo a.C.

I reperti sequestrati

Stando a quanto appurato dalle fiamme gialle casentinesi, i materiali sequestrati sarebbero manufatti in ceramica e terracotta “di pregiata fattura e di inestimabile valore”. In particolare sono stati repertati: due oinochoe (brocca di vino in bucchero tipo di ceramica nera e lucida), un oinochoe in ceramica d’impasto a bocca trilobata, un holmos (vaso su alto piede) in ceramica d’impasto rosso, un kylix (coppa per il vino) in bucchero, una olla biconica (recipiente di terracotta, destinato alla cottura o conservazione dei cibi), una tazza attingitoio.

La scoperta, il recupero e la caccia al fornitore

Tutto è iniziato come un normale controllo di natura amministrativa. I finanzieri durante un’attività ordinaria presso un esercizio commerciale del comune di Poppi, hanno trovato i primi 5 manufatti. Una scoperta che li ha spinti ad approfondire le indagini decidendo di perquisire anche l’abitazione del negoziante. Qui è stato trovato un altro vaso antico. Successivamente gli approfondimenti si sono concentrati sull’identificazione del “fornitore” dei reperti. “È stato identificato velocemente - spiegano i finanzieri - si tratta di un uomo residente nel comune di Calenzano (Firenze) nei cui confronti la procura di Arezzo ha emesso un mandato di perquisizione domiciliare”. Come nel caso del casentinese anche lui dentro casa aveva un raro recipiente in terracotta del VI secolo a.C.

I due sono stati segnalati per ricettazione di beni culturali. I reperti archeologici, invece, verranno consegnati agli enti competenti.

L’intervento è stato svolto con la collaborazione della Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Arezzo, Siena e Grosseto. “Sono stati loro - spiegano dalla Gdf - attraverso complessi ed accurati accertamenti tecnici, a stabilire la datazione e l’origine degli oggetti, che, per le evidenti tracce di incrostazioni terrose, di solidificazioni calcaree e, in alcuni casi, di fratture, si ritiene che possano provenire da scavi non autorizzati del sottosuolo”.

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