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Cronaca

Caso Martina, aspettando la Cassazione: "Candele e lenzuola al balcone, così esprimiamo vicinanza ai genitori"

Nuova iniziativa del gruppo "Vogliamo verità e giustizia per Martina Rossi". In attesa del terzo grado di giudizio per Albertoni e Vanneschi accusati di tentata violenza sessuale di gruppo, dai social parte un nuovo appello

Domani non potranno essere presenti a Roma per seguire l'udienza in Cassazione sulla morte di Martina Rossi, ma tramite i social si stanno già mobilitando. Sono i membri del gruppo Facebook "Vogliamo verità e giustizia per Martina Rossi" che dopo la petizione e la lettera a Mattarella per chiedere la revoca della prescrizione del reato di "morte in conseguenza di un altro reato", adesso fanno sentire la loro vicinanza alla famiglia della studentessa ligure in un modo diverso. Candele, lenzuole stese sui balconi con sopra scritto "Martina io ci sono", e la foto della giovane nel profilo Facebook: così esprimono - e chiedono di esprimere - solidarietà.

A processo per la morte della ragazza ci sono due giovani aretini: Luca Vanneschi e Alessandro Albertoni. Condannati in primo grado a sei anni e assolti in secondo grado dal reato di tentata violenza sessuale di gruppo (l'altro reato era già stato prescritto), domani saranno di fronte alla Suprema Corte per il terzo grado di giudizio.

Caso Martina Rossi, la procura generale fa ricorso contro l'assoluzione di Vanneschi e Albertoni in appello

I membri del gruppo da giorni si stanno mobilitando: nella pagina Facebook stanno ripercorrendo la storia della ragazza in un conto alla rovescia scandito dalla condivisione di articoli di giornale e servizi tv. E poi l'appello ad aderire a due semplici iniziative.

Pur non essendo fisicamente presenti a Roma il 21 gennaio la partecipazione di noi tutti crediamo debba essere tangibile. 

A tal fine invitiamo tutte/i per la sera del 20 a mettere una candela accesa simbolo di luce e una foto di Martina sul proprio profilo.
Il 21 alla finestra mettere  un lenzuolo bianco (o altro) possibilmente con su scritto: Martina io ci sono.
Vicini a Franca e a Bruno.
#TuttiUnitiPerMartina# 

La tragedia e i processi

Martina morì all'alba del 3 agosto del 2011 precipitando dal balcone dell'hotel Santa Ana di Palma di Maiorca. Si trovava al sesto piano, nella stanza 609, quella di Vanneschi e Albertoni, quando si diresse al balcone e cadde nel vuoto. Secondo la procura di Arezzo e secondo il procuratore generale di Firenze, la ragazza stava tentando di sfuggire ad un tentativo di violenza sessuale messo in atto dai due aretini. Una fuga fatale, finita su una fontana ornamentale che si trovava di fronte all'hotel. 

Dopo indagini in Spagna (dove il caso fu archiviato come suicidio), i genitori di Martina hanno lottato a lungo per far riaprire il caso. I due ragazzi sono stati rinviati a giudizio e poi condannati in primo grado per tentata violenza sessuale di gruppo e morte in conseguenza di altro reato. Era il 14 dicembre 2018. Ma il giugno scorso il verdetto è stato ribaltato dalla Corte d'assise di Appello di Firenze. Nel frattempo però uno dei due reati (morte in conseguenza di altro reato) era andato in prescrizione.  Il Procuratore generale Luciana Singlitico in seguito alla lettura delle motivazioni della sentenza ha presentato ricorso in Cassazione perché la Corte d'Appello non avrebbe valutato "i singoli indizi, in sé e in maniera unitaria".

Domani l'ultimo grado di giudizio

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