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Cronaca

Caso Martina, l'allenatore di Albertoni: "Disse che lei delirava, lui cercò di consolarla e chiese aiuto". Poi la caduta dal balcone

Albertoni e Vanneschi sono accusati di morte in conseguenza di altro reato.

"L'ho guardato negli occhi e non ho avuto bisogno di chiedere altro". Così il personal trainer di Alessandro Albertoni, il giovane a processo insieme a Luca Vanneschi per la morte di Martina Rossi, ha raccontato in aula  l'impatto emotivo di quanto il giovane raccontò al ritorno da quella drammatica vacanza. Una ricostruzione lucida, dalla quale - stando alle parole riportate in aula dall'allenatore Fabio Franci - emergeva lo sgomento di Albertoni. 

Albertoni e Vanneschi sono accusati di morte in conseguenza di altro reato: secondo la procura di Arezzo, la studentessa ligure il 3 agosto del 2011 morì precipitando dal balcone dell'hotel Santa Ana mentre cercava di sfuggire ad un tentativo di violenza sessuale. Il procedimento a carico dei due ragazzi, di fronte al collegio presiduto dal giudice Angela Avila, potrebbe concludersi entro la fine dell'anno. Oggi in aula sono stati ascoltati i testi della difesa di Albertoni, sostenuta dal legale Tiberio Baroni. Quella del personal trainer Fabio Franci, già pilota conosciuto nel mondo del motocross, è stata una delle testimonianze principali. 

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"A fine agosto mi chiamò - ha raccontato Franci di fronte ai giudici - mi ha detto che mi doveva parlare. Io pensavo volesse iniziare a prepare la stagione. Invece aveva bisogno di raccontare. Mi disse: "E' successa una disgrazia, ero in vacanza e c'era una ragazza nella camera che condividevo con il mio amico. E questa ragazza si è buttata dal balcone". Era scosso, l'ho guardato in faccia e ho capito che diceva la verità. Mi poi raccontato come era adata quella sera: si sono conosciuti in discoteca insieme ad altri amici. Poi le amiche di lei si sono appartate con gli altri ragazzi e Alessandro e l'amico sono andati in camera loro. A un certo punti hanno sentito bussare alla porta: c'era questa ragazza che poi iniziò a delirare e urlare. Alessandro ha raccontato di aver tentato di consolarla, poi è andata a chiedere aiuto alle amiche lasciando Vanneschi in camera con la ragazza. Ma tornando sù, incrociò, l'amico bianco come un cencio: gli disse che Martina si era buttata dal balcone".

Questa dunque la versione di Albertoni. Il giovane nella stagione seguente a fianco del suo personal trainer,   partecipò a importanti gare di motocross internazionali, piazzandosi 16esimo. Poi divenne campione nazionale. 

"Un atleta non mente - ha detto di fronte ai giudici il trainer -, non avrebbe mentito con me che ero il suo preparatore tecnico e mentale e che condividevo con lui ore di allenamento e interi week end di gara. Perché nel motocross si rischia la vita ad ogni gara e lui lo sapeva, perciò nessun segreto che possa turbare il pilota si può custodire."

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Dall'intensa testimonianza è emerso un profilo ancora inedito del giovane: "Era troppo buono - ha detto l'allenatore - in gara, dove a certi livelli è come una guerra, era l'unico a fermarsi con la bandiera gialla. Se un avversario lo sorpassava all'interno, non riusciva a stringere troppo, aveva paura di farlo cadere e causargli danni seri". 

Parole che però non hanno permesso di chiarire i dubbi, terribili, sui quali si fonda il procedimento. L'accusa, sostenuta dal procuratore capo Roberto Rossi, è pesantissima ed il caso è particolarmente delicato. Come poteva una ragazza finalmente serena (dopo un periodo di depressione) felicemente in vacanza con le amiche, gettarsi volontariamente da un balcone?

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