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Caso Coingas, le indagini seguendo la scia dei soldi. Digos: "Consulenze ripetute e spesso entro i 39mila euro"

La ex dirigente della Digos Claudia Famà è stata il primo testimone della procura chiamato a deporre in questo processo che si preannuncia lungo e complesso

Hanno seguito le tracce lasciate dagli spostamenti dei soldi e hanno trovato contratti per consulenze da migliaia e migliaia di euro. Così la Digos, partendo da una segnalazione e poi dai verbali dei revisori dei conti che indicavano un aumento delle uscite di denaro da Coingas (pari al 50 per cento rispetto all'anno precedente), ha messo insieme gli elementi dai quali è scaturita l'inchiesta sulla partecipata. Indagini che nell'estate del 2019 diedero uno scossone ad Arezzo e che oggi sono state ripercorse in aula dall'allora dirigente della Digos Claudia Famà. E' stata lei il primo teste della procura chiamato a deporre in questo processo che si preannuncia lungo e complesso. 

In aula, per la prima volta dall'inizio del procedimento, erano presenti anche il sindaco di Arezzo, Alessandro Ghinelli,  l'assessore Alberto Merelli, il consigliere comunale Roberto Breda, il legale Stefano Pasquini, l'avvocato Pier Ettore Olivetti Rason e il commercialista Marco Cocci. Franco Scortecci e Mara Cacioli, come ad ogni udienza, erano seduti accanto ai loro avvocati. 

Incalzata dalle domande del procuratore Roberto Rossi, Famà ha ripercorso tutta la vicenda: dalle consulenze di Coingas al caso di Multiservizi ed Estra. 

Processo Coingas, avvocati e imputati in aula

Le consulenze d'oro

"Tutto è partito dall'analisi delle spese di Coingas emersa dai verbali del collegio sindacale", ha esordito Famà. Stando alle cifre riportate sui documenti, le spese di esercizio rispetto all'anno precedente erano lievitate in modo esorbitante, passando da oltre 500mila euro a circa 812 mila euro: "Un aumento - ha sottolineato la vice questore - legato anche all'assegnazione di consulenze spesso assegnate a medesimi soggette e ripetute anche a distanza di un mese una dall'altra, senza che fossero proposte di assegnazioni ad altri professionisti". Nelle consulenze, infatti, è emersa una costante: molto spesso gli importi si fermavano a 39mila euro. La soglia dei 40mila non sarebbe mai stata superata, pertanto non furono chiesti preventivi ad altri professionisti (come prevedeva la legge per importi superiori ai 40mila euro). Ricorrono così i nomi del commercialista Marco Cocci, dell'avvocato Pier Ettore Olivetti Rason, del legale Jacopo Bigiarini. 

Caso Coingas, la condanna di Staderini: le motivazioni

A balzare agli occhi dei sindaci revisori - e di riflesso agli agenti della Digos - sarebbe stato il fatto che l'oggetto delle consulenze appariva generico e soprattutto l'attività che ne era seguita "non era giustificabile rispetto all'attività propria della società Coingas". Tanto che nei verbali del collegio sindacale si chiedeva all'amministratore unico di verificare la congruità delle spese. 

La dirigente della questura ha ricostruito i legami che intercorrevano tra Cocci e Staderini, tra Staderini e Rason e tra Staderini, Rason e Bigiarini. Tra i primi due ci sarebbe stata una conoscenza datata: Cocci era cliente della banca dove lavorava Staderini e proprio tramite quell'istituto di credito - con la mediazione dell'ex presidente di Coingas - avrebbe investito una cospicua cifra in azioni, perdendo però il suo capitale. E Rason? Sarebbe stato presentato a Staderini da Macrì, quando dopo la nomina a presidente Coingas la banca per la quale lavorava gli inviò una letterà relativa al conflitto di interesse in cui si trovava. Il legale fiorentino sarebbe stato tirato in ballo in quella occasione, per risolvere la situazione. Infine i contatti con Bigiarini: il nome sarebbe emerso da un file audio nel quale Staderini e Rason avrebbero indicato il nome di Bigiarini mentre parlavano di una consulenza per una avvocatessa, che in seguito si sarebbe scoperto essere una persona vicina al direttore di un importante quotidiano del territorio con il quale il Comune di Arezzo aveva avuto delle frizioni. 

Caso Multiservizi

Tra i file analizzati dalla Digos sono poi spuntati quelli registrati da Staderini nell'agosto del 2016 relativi alla questione Multiservizi. In questo caso le voci finite tra gli atti del procedimento sono state quelle di Roberto Bardelli e di Lorenzo Roggi. "Lamentavano il mancato rispetto di un accordo" ha detto la teste. Cioè Bardelli avrebbe sponsorizzato Amendola presso il sindaco per la nomina a Multiservizi, in cambio si attendeva un aiuto per risolvere dei problemi economici che lo affliggevano. Stando alle parole pronunciate in quella riunione Amendola avrebbe assicurato, una volta divenuto presidente, di poter trasferire i conti di Multiservizi in una determinata banca la quale avrebbe potuto andare incontro a Bardelli per un finanziamento. Ma così non fu e i problemi non si risolsero. 

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