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Cronaca

Salvicchi contro i medici novax: "Io, sopravvissuto al Covid, non voglio in ospedale chi nega la scienza"

Il maestro di campo della Giostra del Saracino e referente Ascom della Valdichiana parla a seguito dell'esperienza della malattia vissuta nel 2020, quando ancora la vaccinazione di massa contro il coronavirus non esisteva

Sul reintegro dei sanitari che hanno rifiutato il vaccino anti Covid interviene Carlo Umberto Salvicchi, referente di Confcommercio Arezzo per la Valdichiana e noto nell'ambiente giostresco per rivestire da tempo i panni di "arbitro" del Saracino, come maestro di campo e come vice. Salvicchi parla a seguito dell'esperienza della malattia vissuta nel 2020, quando ancora la vaccinazione di massa contro il coronavirus non esisteva: a 8 mesi dall'esplosione della pandemia, il Covid l'aveva preso di mira. Molto duramente. "In questi giorni, due anni fa, incontrai nel reparto malattie infettive del San Donato di Arezzo un'equipe di operatori diretti da Danilo Tacconi che mi ha salvato la vita con professionalità e gentilezza. Allora il vaccino non c'era ed ogni giorno,anche vicino a me, tante persone lasciavano i loro cari. Oggi, nella sanità pubblica, non vorrei incontrare sanitari che hanno rifiutato, non solo il vaccino, ma la base culturale e scientifica che un medico o un infermiere dovrebbe avere".

Parole dure contro il mondo novax che ha toccato anche la sanità aretina (anche se alla fine erano rimasti appena 60 gli irriducibili sanitari anti vaccinisti della provincia), pronunciate da chi - per momenti interminabili - ha pensato di non far più ritorno a casa.

La malattia, il casco e la paura

"Ricordo il mio ingresso in ospedale, fu l'11 novembre 2020. Otto giorni dopo il tampone positivo. Nei primi tempi di malattia - aveva raccontato ad ArezzoNotizie un anno dopo - avevo solo un po' di febbre e qualche doloretto, ma nessun problema di carettere respiratorio. Il Covid è una malattia traditrice: poi la situazione è precipitata. Sono stato in malattie infettive un paio di giorni, poi il trasferimento in sub-intensiva con il casco. Per fortuna ho trovato un ambiente eccezionale, dal primario, Tacconi, a tutto il personale. Eppure era un periodo molto complicato: perché il San Donato era pieno. La gente veniva mandata a Nottola e Grosseto, mi ricordo il via vai delle ambulanze, le sentivo arrivare. Ho portato il casco 24 ore di fila per 5 giorni, ho avuto paura. Ma ho trovato un'umanità e una professionalità incredibile. Penso che con il vaccino non avrei subito tutto questo, avrei magari avuto sintomi più lievi. Se oggi siamo in questa condizioni il merito è del vaccino e del green pass".

"Nessun rancore, ma vorrei rispetto"

E oggi, a distanza di due anni da quel traumatico ricovero, Carlo Umberto Salvicchi ci tiene a far sentire la propria voce. "Non porto rancore verso i sanitari non vaccinati, né tantomeno nei confronti di tutti gli altri, per fortuna una minoranza, che hanno fatto una scelta novax, ma credo che il rispetto verso i colleghi e i fragili degli ospedali, debba essere considerato". E infine chiama in causa il presidente della Regione Toscana e il direttore generale della Asl Toscana Sud Est. "Mi appello a chi può fare qualcosa: Eugenio Giani e Antonio D'Urso".

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