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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca

Negozi di intimo chiusi, ancora nel limbo i 33 dipendenti. Cgil: "Appello a Inps e tribunale per tempi celeri"

Le saracinesche sono state abbassate a fine maggio - negozi a marchio Intimissimi, Intimissimi Uomo, Calzedonia e Tezenis - e i dipendenti sono senza lavoro e senza misure di sostegno economico da mesi

Sono ancora sospesi in un limbo di incertezze (tante) e speranze (sempre di meno). Senza lavoro, senza ammortizzatori sociali e senza sapere cosa il futuro riserverà loro. I 33 dipendenti dei punti vendita di intimo e costumi da bagno - negozi a marchio IntimissimiIntimissimi UomoCalzedonia e Tezenis - , chiusi da fine maggio, attendono qualche segnale positivo: ma anche questo mese rischia di riservare loro una delusione. È palese il timore dei sindacati, che lanciano un appello: "Confidiamo che Inps e tribunale di Arezzo considerino agosto un mese morto - afferma Marco Pesci, segretario Filcams Cgil Arezzo - perché quei lavoratori oggi più che mai hanno bisogno di risposte: per questo un mese come gli altri, con le stesse difficoltà da affrontare". 

Il segretario di Filcams si rivolge in particolare a Inps e tribunale perché potrebbero essere due le procedure in corso: "Una procedura per il fallimento che sarebbe già stata avviata in tribunale - afferma Pesci - e una invece per far accedere i lavoratori alle misure di sostegno economico viene portata avanti dall'Inps". Tutto in attesa di un obiettivo di portata più ampia: la possibile acquisizione da parte di Calzedonia e la successiva ricollocazione del personale. "Ma per arrivare a questo step - spiega Pesci - è necessaria la nomina di un commissario straordinario da parte del tribunale in seguito all'apertura della procedura fallimentare. Si tratta di un percorso chiaro e ben delinato. A destare preoccupazione però sono i tempi, purtroppo non altrettanto chiari". 

I guai con il fisco

La vicenda risale allo scorso febbraio: in quel periodo scattarono i sequestri della Guardia di Finanza della compagnia aretina ordinati dalla Procura di Arezzo. Era stata infatti aperta un'inchiesta per "omesso versamento dell'Iva e delle ritenute fiscali". All'origine dell'indagine un accertamento dell'Agenzia delle Entrate relativo al binenno 2016/2017 in seguito al quale furono sequestrati oltre 300mila euro nei conti correnti e oltre 400mila euro in immobili riconducibili alle società controllanti i negozi (che hanno i marchi in licenza, pertanto il gruppo Calzedonia nulla c'entra con l'inchiesta).

L'intervento dei sindacati 

I sindacati hanno seguito la vicenda cercando di aprire un canale di discussione con il gruppo Calzedonia da un lato e con Inps per permettere ai dipendenti di accedere agli ammortizzatori sociali.

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