Bimbo morto al Thevenin, partito il processo. I familiari: "Procedimento necessario"

"La giustizia sarà fatta nelle aule del tribunale di Arezzo, su questo non vogliamo dire nulla. Ma riteniamo che questo processo necessario, qualsiasi sentenza verrà emessa. Perché un bambino è stato messo in una struttura dove è morto e questo non può essere dimenticato". All'indomani della prima udienza del processo per la morte del piccolo Diego all'interno del Thevenin, la famiglia paterna - costituitasi parte civile - chiede chiarezza sulla terribile vicenda. Il bambino aveva 2 anni quando, nel giugno di 6 anni fa, ingerì una pastiglia di Subtex che assumeva la madre e che gli fu fatale. Due persone sono imputate, su di loro pende l'accusa di omicidio colposo: si tratta di un educatore difeso dall'avvocato Brilli e da un'assistente sociale di Pisa.

Nella prima udienza, di fronte al giudice Fabio Lombardo, sono stati ascoltati numerosi testimoni: una suora, un insegnante dell'asilo nido frequentato da Diego, una ragazza che viveva al Thevenin, tre poliziotti che intervennero. Si tratta dei testi della Procura, che sostiene che all'interno della struttura ci furono negligenze e omissioni.

Durante la lunga udienza, terminata dopo oltre 7 ore, è emerso che la giovane usciva alle 14 per andare a riprendere il piccolo all'asilo nido e poi tornava nella struttura, con il bambino, alle 22 circa. Di fatto era libera, come lo sono tutte le persone accolte, di gestirsi in autonomia, e anche questo pare fosse una tappa del percorso che aveva intrapreso per uscire dalla tossicodipendenza.

La religiosa ha poi ricostruito quella drammatica mattina, quando accorse alle grida della giovane che aveva in braccio il figlio ormai senza vita. Lo portarono di corsa all'ospedale San Donato, ma non ci fu nulla da fare.

Il prossimo 31 maggio è in calendario una nuova udienza con ulteriori audizioni per l'accusa e per la parte civile.