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Bimbo morì in piscina, dopo sette anni via al processo. Sentenza prima di Natale

Sette anni per arrivare al processo e appena due udienze per avere una sentenza. Si è aperto questa mattina il procedimento giudiziario per la morte del piccolo Stefan Tironiac, il bimbo rumeno nel luglio del 2010 perse la vita nelle acque della...

Sette anni per arrivare al processo e appena due udienze per avere una sentenza. Si è aperto questa mattina il procedimento giudiziario per la morte del piccolo Stefan Tironiac, il bimbo rumeno nel luglio del 2010 perse la vita nelle acque della piscina Crocodile per un drammatico incidente che avvenne durante i campi solari.

Sul banco degli imputati sono finiti in tre: il titolare delle piscine Crocodile (assistito dall'avvocato Corrado Brilli) e due educatori dell'associazione Baobab (difesi da Luca Fanfani e Domenico Capalbo) ai quali il Comune di Monte San Savino aveva affidato il campo solare. Per questi ultimi l'accusa è di colpa in vigilando. Le testimonianze Di fronte al giudice Gianni Fruganti hanno sfilato tutti i testi: l'intera istruttoria si è chiusa nell'arco di una mattina. Il maresciallo dei carabinieri che accorse sul posto, un'operatrice dell'associazione che aveva organizzato i campi solari, la cassiera e i bagnini della piscina, alcuni tecnici del comune e la consulente dell'accusa che ha spiegato i risultati emersi dall'autopsia del piccolo: tutti hanno risposto alle domande del pm Luigi Niccacci. Testimoni che in molti casi erano stati chiamati a parlare sia dall'accusa che della difesa. La ricostruzione Nell'aula del tribunale di Arezzo è stata ripercorsa quella tragica giornata del 1 luglio 2010. Era un giovedì e per i bambini era il primo giorno di campi solari. Il programma prevedeva un corso di nuoto alle piscine Crocodile. Ma stando a quanto ricostruito il gruppo sarebbe comunque dovuto rimanere alcune ore nella struttura. Per un disguido però, gli istruttori di nuoto non si presentarono. I ragazzini rimasero perciò nella struttura con gli operatori dell'associazione. Poi, poco prima delle 11 la tragedia: Stefan era in acqua, nella piscina più grande, quando un bimbo si è tuffato dal bordo e lo ha colpito al collo. "L'impatto ha causato una grave frattura midollare al collo e il piccolo ha perso i sensi annegando in pochi secondi", ha spiegato in aula la consulente dell'accusa. Da quanto emerso in aula inoltre i corsi non erano delimitati in una specifica area della piscina, ma venivano svolti in una porzione alla quale potevano accedere anche altri. Secondo l'accusa i bambini non avrebbero dovuto entrare in acqua senza la presenza degli istruttori, ma - sempre in base a quanto emerso dalle testimonianze - l'associazione oltre alla convenzione per i corsi avrebbe pagato anche il biglietto che ogni cliente paga per fruire della struttura, in modo da poter trascorrere il periodo previsto presso le piscine. La sentenza Conclusa l'audizione dei testi, il processo si avvia alla conclusione. Il prossimo 21 dicembre ci saranno la discussione e la sentenza. E solo allora si potrà sapere se le responsabilità di quella morte siano in qualche modo addebitabili a eventi o comportamenti particolari o se si trattò di una terribile fatalità.

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