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Cronaca Centro Storico / Piazza Falcone e Borsellino

Crac del gruppo Mancini, il patron condannato a due anni e 4 mesi. "Ma solo per un capo di imputazione su nove"

Piero Mancini è stato assolto per le bancarotte per distrazione di Ciet Impianti, Cometi, Mancini Re, Mancini Group. Condannato per aver distratto soldi dalla Ciet e averli sottratti al fisco. Assolti la figlia Jessica e Giovanni Cappietti

Una lunga camera di consiglio, poi la decisione: Piero Mancini, ex patron dell'Arezzo Calcio, è stato condannato a due anni e quattro mesi di carcere ma non per la bancarotta del gruppo che porta il suo nome, bensì per aver omesso di dichiarare come redditi nel corso degli anni di circa 1,4 milioni di euro. Sarebbe questo l'ammontare del tesoretto che Mancini era stato accusato di aver sottratto a Ciet: un fatto per il quale sarebbe già stato assolto in un altro procedimento nato proprio da una costola di questo processo. E i suoi legali sono pronti a impugnare la decisione e ricorrere in appello.

La sentenza

Per Mancini il pm Marco Dioni aveva chiesto una pena complessiva di 5 anni. Ma solo uno dei 9 capi di imputazione è rimasto in piedi e la pena è stata dimezzata rispetto alle richieste della Procura. Assoluzione per Giovanni Cappietti, Jessica Mancini e Augusto Sorvillo. Condannato invece Paolo Grotti a due anni con la condizionale. 

"Una grande gioia, ancor prima che professionale, per la fine di un lungo ed ampiamente immeritato calvario per un apprezzato commercialista aretino e per una delle figlie di Mancini - ha affermato l'avvocato Luca Fanfani -.  Quest'ultima in particolare ha sostenuto con incredibile dignità e fiducia nella giustizia il peso di ben 9 processi penali negli ultimi 10 anni, tutti collegati alle società del padre e tutti conclusi con esito pienamente assolutorio. Una sentenza dall'esito inequivocabile, che restituisce dopo anni ad entrambi i miei assistiti piena onorabilità, permettendogli di continuare a guardare al futuro con rinnovata fiducia nella giustizia".

La sentenza ha visto assoluzioni per tutti i capi di imputazione che riguardavano operazioni tra le società che hanno stando all'accusa avrebbero portato ad una bancarotta di gruppo da 62.107.949. Si va dalla bancarotta di Ciet Impianti, da 30 milioni e 348mila euro a quella della Mancini Group (distrazione per oltre 15 milioni di euro), Mancini Re (distrazione per oltre 13 milioni di euro), Cometi (distrazione di 3 milioni di euro). 

Dalla Ciet all'Arezzo

Secondo gli inquirenti, il crac del gruppo di imprese che facevano capo a Mancini era stato stato generato da un meccanismo simile alle "scatole cinesi": gli imputati erano accusati di aver fatto "girare" i soldi dello stesso gruppo da una società all’altra, fino a svuotarne le casse. Il reato imputato era quello della "bancarotta per distrazione". Secondo la ricostruzione del pm i soldi di una società venivano prelevati per chiudere i buchi di un’altra società e così via, finché nell’arco di circa 10 anni sarebbero stati movimentati oltre 25 milioni di euro e coinvolte le società Mancini Group, Mancini Re, Ciet Impianti e Cometi.  E poi c'è il capitolo Arezzo Calcio: secondo l'accusa con lo stesso meccanismo ben 13 milioni di euro sarebbero passati alla società Arezzo Immagine e sarebbero serviti come serbatoio per la società calcistica (in bilico in quegli anni tra la serie B e la serie C). 

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