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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Banca Etruria, parla Soldini: "Non sono un delinquente, ho ricevuto tanta solidarietà"

"Non giudico la sentenza, ma è davvero dura affrontare questi problemi. Ringrazio tutti per la vicinanza"

Le sentenze si rispettano, ma sono in molti a dire che per Rossano Soldini si sarebbero aspettati un epilogo diverso, l'avrebbero sperato, conoscendolo bene. Il Gip Giampiero Borraccia al termine del processo abbreviato scelto dall'impreditore aretino delle scarpe e a suo tempo consigliere nel cda di Banca Etruria, lo ha condannato per bancarotta semplice a 1 anno. Con lui condannati anche l'ex vice presidente Alfredo Berni a due anni, l'ex presidente Giuseppe Fornasari e l'ex Dg Luca Bronchi entrambi a 5 anni.

La sua è una storia particolare, entrato in Banca Etruria in aperto contrasto con il management dei tempi. Eppure la condanna è arrivata lo stesso, percé Soldini è stato presente in uno dei tre cda in cui si parlò dei famigerati crediti Sacci. Così sarebe stato ricostruito.

"Sono sconcertato, che dire, meno male ho il lavoro che mi distrae, anche se è davvero dura" sta tornando dal Veneto proprio per impegni legati all'azienda Rossano Soldini, ma non si sottrae a commentare il momento che sta vivendo, dopo la condanna di primo grado:

"Ho ricevuto la stima e la solidarietà di tantissima gente, anche pubblicamente e questo è un grande aiuto morale, ma chi non mi conosce potrebbe pensare che sono un delinquente come altri e non è così, perché questa sentenza ha avuto una risonanza nazionale che intacca la reputazione e credo di non me lo meritare. Le sentenze non si giudicano, non si attaccano i giudici, ma i miei problemi restano e li devo accettare. Ringrazio davvero tutti coloro che mi sono stati vicino e che mi dimostrano affetto e solidarietà , mi stanno davvero aiutando dal punto di vista morale."

La dichiarazione pubblica di Federconsumatori al termine della lettura del dispositivo

A esprimersi così lo stesso Vincenzo Lacroce"Le sentenze si rispettano, ma anche io non condivido tutto; in particolare la condanna ad un anno di Rossano Soldini che durante i suoi circa due anni da consigliere ha costantemente criticato verbalizzando l'attività del cda."

Un sentimento che Soldini aveva espresso fin dal giorno in cui aveva ricevuto l'avviso di chiusura indagini quando dichiarò: "Una grande amarezza. Ho dedicato una vita al lavoro, sono 54 anni che lavoro con correttezza e onestà e credo che la mia reputazione sia valida. Ma questa è una macchia che la imbratta, e mi sta distruggendo". Membro del cda per circa 2 anni e mezzo, ne uscì nell'ottobre 2009, motivando le sue dimissioni di fronte alla Banca d'Italia con importanti critiche all'operato del cda stesso.

Ed in una precedente intervista aveva dichiarato:

"Già dal 2008 capii che qualcosa non andava, ne parlai apertamente nei cda fin da allora". Poi ci fu il passaggio all'era Fornasari (il suo vice era Schiatti). "A quel punto la situazione divenne invivibile". E nell'ottobre la decisione di presentare le dimissioni: "Spiegai tutto, loro ascoltarono e finì lì". L'addio di Soldini non fu scatenato da un evento specifico. "Fu piuttosto un insieme di cose, a quei tempi avevo tutto dettagliato, ma era come parlare contro un muro". Nessuna risposta. "E pensare che ero entrato con orgoglio a far parte degli amministratori della banca del territorio. Per me era un onore. Non potevo sapere cosa stava succedendo, e appena mi resi conti espressi forti critiche. Poi me ne andai."

In fase di indagini Soldini aveva anche consegnato una memoria alla Guardia di Finanza che ripercorreva tutti questi passaggi, atteggiamenti e contestazioni che aveva fatto verbalizzare nei confronti delle routine non condivisibili dei cda di Banca Etruria.

A febbario 2017 la memoria di Soldini alla Finanza 

Ad ottobre fu lo stesso legale, il compianto Antonio Bonacci nella sua arringa a mostrare in aula i verbali di un consiglio di amministrazione del 2008 nel quale fu votata la questione dei crediti per Sacci, provando che in quella occasione Soldini non era presente e non votò la delibera. Così come non partecipò all'ultima delibera sulla questione: l'imprenditore si era già dimesso. 

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