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Banca Etruria, blitz delle Fiamme Gialle in 14 società che hanno avuto fidi. Verifiche anche in sede

Quattordici società al vaglio: da questa mattina gli uomini della Polizia Tributaria della Guardia di Finanza stanno portando avanti a numerose perquisizioni per fare ulteriore chiarezza sulla vicenda Banca Etruria. Si tratterebbe di società...

Quattordici società al vaglio: da questa mattina gli uomini della Polizia Tributaria della Guardia di Finanza stanno portando avanti a numerose perquisizioni per fare ulteriore chiarezza sulla vicenda Banca Etruria. Si tratterebbe di società riconducibili all'ex presidente di Banca Etruria, Lorenzo Rosi, e all'ex consigliere Luciano Nataloni.

Il lavoro dei militari è finalizzato "all'acquisizione e al sequestro della documentazione comprovante i rapporti tra alcuni membri dell'ex Consiglio di Amministrazione della già Banca Popolare dell'Etruria e del Lazio Società Cooperativa (ora in liquidazione coatta amministrativa) e quattordici società risultate assegnatarie di affidamenti deteriorati ovvero interessate a qualsiasi titolo all'erogazione degli stessi".

A darne notizia è la Procura di Arezzo che spiega come stia proseguendo "l'attività finalizzata all'individuazione di eventuali condotte illecite penalmente rilevanti in relazione al dissesto della Banca aretina che, tra l'altro, ha portato al commissariamento dell'Istituto di Credito per gravi perdite patrimoniali. Ora l'ipotesi investigativa riguarda il reato di omessa comunicazione del conflitto di interessi in ordine ad una serie di operazioni aziendali, che hanno contribuito alla crisi finanziaria dell'ente". Reato per il quale Rosi e Nataloni sono indagati: in pratica sono accusati di non aver informato il Cda del loro ruolo o dei loro rapporti con queste società al momento della concessione dei fidi.

"In particolare, l'attività investigativa e indirizzata alla ricerca dei reali rapporti intercorrenti tra alcuni manager del citato istituto e alcune società con sede in Toscana, Lombardia, Liguria ed Emilia Romagna , operanti nei più diversi settori, dalla costruzioni di edifici alla compravendita di beni. Tali informazioni saranno comparate con quelle già acquisite, al fine di valutare la sussistenza di condotte omissive, tese a celare interessi sottostanti fra i soggetti interessati e le società che hanno ricevuto affidamenti, non restituiti , che hanno generato una sofferenza o una perdita per la banca".

Secondo le prime indiscrezioni, tra queste aziende ce ne sarebbero anche alcune specializzate nella costruzione e la gestione degli outlet. Stando a quanto ricostruito da Corriere della Sera, giovedì la Guardia di Finanza ha visitato la Castelnuovese, azienda di Rosi che è anche all'interno della società «Egnatia Shopping Mall». Tra le principali società ci sono poi Casprini Holding (sede legale a Milano), Praha Invest (La Spezia), Gianosa srl (Reggio Emilia), Immofin (Prato), Cd Holding (Milano), Cdg (Milano). Altre sette società sarebbero delle collegate.

Una delle perquisizioni ha inoltre riguardato la sede principale di Banca Etruria ad Arezzo, per prendere visione anche dei verbali ed accertare la regolarità delle sedute del cda nelle quali sono stati decisi gli affidamenti alle società oggi nel mirino delle Fiamme Gialle.

Il commento del Codacons

In mattinata è arrivato anche un commento di Codacons, nel quale l'associazione "esprime soddisfazione per le perquisizioni operate oggi dalla Guardia di Finanza nell’ambito dell’inchiesta su Banca Etruria.

L’attività investigativa nasce proprio da un esposto presentato dal Codacons alla Procura di Arezzo, che su denuncia dell’associazione ha aperto una inchiesta sul caso di Banca Etruria".

“E’ bene indagare a tutto campo per accertare le responsabilità del default dell’istituto di credito che ha prodotto danni ingenti ai risparmiatori – afferma il presidente Carlo Rienzi – Avevamo chiesto alla magistratura aretina di verificare se vi fossero soggetti pubblici e privati che con il loro comportamento avessero contribuito a provocare il dissesto economico della banca e, quindi, a danneggiare i risparmiatori. Le perquisizioni odierne vanno proprio nella direzione da noi auspicata, e una volta accertati i fatti, i responsabili saranno chiamati a rispondere delle perdite inflitte agli investitori” – conclude Rienzi.

Intanto il Codacons darà vita il prossimo 12 gennaio a Roma ad una clamorosa protesta sotto la sede della Consob, per denunciare l’immobilismo degli organi di vigilanza e chiedere il rispetto dei diritti dei risparmiatori.
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