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Cronaca

Famiglia Montana, oggi gli interrogatori. Il pm: "Erano come il lupo con l'agnello". I casi più eclatanti

In tutto i membri della banda per i quali è scattata la richiesta di misure sono 9. Alcuni sono stati associati a comunità della Toscana e dell'Umbria, altri portati in carceri minorili di altre città italiane.

"Come il lupo con l'agnello della favola di Esopo", così nella sua richiesta di misure cautelari il pm Filippo Focardi ha illustrato l'atteggiamento dei membri della famiglia Montana, la baby gang che per mesi ha terrorizzato gli adolescenti aretini e che dopo minuziose indagini è stata fermata dalla Polizia di Stato e dalla Polizia Municipale. 

Oggi i membri del gruppo, che vedono pendere su di loro accuse come associazione per delinquere, rapina, lesioni, spaccio, saranno sottoposti ad interrogatorio di garanzia. Tra loro c'è anche un aretino, classe 2005 e assistito dall'avvocato Gabriele Tofi, che si trova nel carcere minorile di Firenze. Ma in tutto i componenti della banda per i quali è scattata la richiesta di misure sono 9. Alcuni sono stati associati a comunità della Toscana e dell'Umbria, altri portati in carceri minorili di altre città italiane. 

Avrebbero agito con violenza, seminando paura e creando un alone di leggenda attorno alla "famiglia" con gesta che - stando agli atti dell'inchiesta - sarebbero state a dir poco spregiudicate. Minacce con coltelli e tirapugni, pestaggi ma anche spaccio. Secondo quanto rilevato dagli inquirenti, che nell'arco del 2021 hanno contato almeno 15 episodi di aggressione, le vittime venivano adescate spesso con delle scuse e anche se si dimostravano disponibili alle richieste dei Montana, spesso non sarebbe stato sufficiente per  sottrarsi alle botte. Come accadde nella sera del 6 novembre del 2021 quando si sarebbero verificati ben sei episodi. Una delle vittime fu avvicinata "come il lupo con l'agnello", ovvero con la richiesta di una mascherina: il giovane, con un semplice gesto di altruismo, consegnò a un membro della banda una mascherina. Ma mentre si allontava fu bloccato e picchiato. Quella volta la rapina non andò a segno, il giovane si ribellò e gli amici lo raggiunsero per aiutarlo. Ma durante la stessa notte colpirono ancora in una escalation di violenza che mostrò chiaramente agli inquirenti che la banda aveva cambiato passo: non si fermava più a gesti di bullismo. Nel cellulare di uno dei ragazzi gli inquirenti avrebbero anche trovato una chat dedicata ai pestaggi, nella quale venivano condivisi i "video delle prodezze" e i "commenti dagli appartenenti del gruppo". 

Non solo. Si sarebbero verificati degli atti di intimidazione anche nei confronti del gestore di un locale che si trova nella zona delle scale mobili: l'uomo si sarebbe rifiutato di servire alcolici ai minorenni e in cambio - sostiene il pm Focardi - avrebbe ricevuto pesanti minacce. Tanto da dichiarare agli inquirenti di avere paura "per la mia incolumita, per quella dei miei dipendenti e per gli avventori" in caso avesse fatto denuncia. Secondo quanto riportato infatti, i giovanissimi avrebbero chiaramente minacciato il titolare dicendogli "ti si sfonda il locale e gli si da fuoco".

Infine il capitolo spaccio: gli episodi emersi durante le indagini darebbero adito a credere che fosse stata messa in piedi in "maniera assolutamente continuativa". Una sera durante le attività di osservazione, le forze dell'ordine hanno anche notato la presenza di uno zaino  scambio

Lo scopo della baby gang era quello di avere il predominio territoriale su piazza Sant'Agostino, piazza Guido Monaco, zona del duomo e del Prato. E di fatto queste aree erano diventate un terreno delicato da calpestare in determinati orari della sera. La supremazia era l'obiettivo, tanto che in una sit un giovane spiega: "Chi diventa Montana diventa una persona alla quale nessuno può arrecare offese e deve essergli portato rispetto". 

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