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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Aveva dato fuoco alla compagna e l'aveva uccisa: pena ridotta a 10 anni

Secondo i giudici, Benomi non avrebbe voluto uccidere la donna, ma aggredirla. Non avrebbe considerato le conseguenze, poi rivelatisi fatali. Tra novanta giorni le motivazioni della sentenza

Non avrebbe voluto ucciderla. Per questo è stata ridotta di quattro anni la pena inflitta a Gurean Benomi, il clochard 54enne che l'11 settembre 2014, in pieno giorno ad Arezzo, diede fuoco alla compagna, dopo averla cosparsa d'alcol. Trentasette giorni d'agonia, poi il decesso al centro grandi ustionati di Genova: Maria Marin, 49enne rumena connazionale dell'assassino, era morta il 18 ottobre. Oggi la sentenza della corte d'Appello di Firenze che ha declassato l'omicidio da volontario a preterintenzionale. Secondo i giudici, Benomi non avrebbe voluto uccidere la donna, ma aggredirla. Non avrebbe considerato le conseguenze, poi rivelatisi fatali. Tra novanta giorni le motivazioni della sentenza.

I giudici, verosimilmente, hanno preso in considerazione quanto sostenuto dall'avvocato difensore del 54enne, Alessio Senserini, che ha dimostrato la volontà dell'uomo di procurare lesioni, senza l'intento assassino: l'alcol usato sarebbe stato minimo e le gravi ustioni riportate dalla donna sarebbero state conseguenza, soprattutto, dell'abito in acrilico infiammatosi. Inoltre l'uomo non avrebbe avuto la percezione della gravità dell'episodio: era stato arrestato poco dopo l'accaduto, trovato con facilità dalle forze dell'ordine, alle quali il 54enne si sarebbe mostrato tranquillo.

Quell'11 settembre Benomi e Maria Marin si trovavano in una baracca in via Duccio di Buoninsegna quando esplose una lite, al culmine della quale avvenne l'aggressione. L'uomo versò addosso alla compagna un po' d'alcol da una boccetta da un litro già avviata, accendendo poi il fuoco. La veste in tessuto sintetico della donna diventò una trappola mortale. La donna, con addosso la tuta in fiamme corse in strada, lungo viale Mecenate, trovando riparo all'interno del bar Capolinea. Qui, il titolare riuscì a spegnere il fuoco e a chiamare l'ambulanza. La donna era stata poi trasferita, in condizioni disperate, a Genova. Morì dopo oltre un mese d'agonia.

Il processo di primo grado si era chiuso con la condanna a 14 anni per omicidio volontario (erano 21, ridotti di un terzo per via del rito abbreviato). L'omicidio in appello è stato riqualificato come preterintenzionale e la condanna è stata ridotta a 10 anni (presumibilmente sarebbero stati 15 con il rito ordinario). Il legale di Benomi aveva chiesto in prima battuta l'assoluzione per insufficienza di prove. La procura generale di Arezzo, verosimilmente, impugnerà la sentenza, chiedendo di nuovo l'omicidio volontario.

Foto: il bar dove la donna si era riparata

@MattiaCialini

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