Assalto alla Cgil, Franceschi ha chiesto il riesame degli arresti e attende in carcere l'udienza
Anche altre persone sono state arrestate per l'assalto alla sede del sindacato: i loro nomi compaiono in un unico fascicolo ed è possibile che il tribunale di Roma decida di fare una unica udienza per tutti gli arrestati che chiederanno il riesame
L'istanza per il riesame è stata presentata al tribunale di Roma. Adesso per Lorenzo Franceschi, "Ciclone", leader aretino di Forza Nuova, non resta che attendere in carcere la fissazione dell'udienza. Nella richiesta, inoltrata dall'avvocato Mario Giancaspro, viene chiesta una misura meno afflittiva. Accusato di resistenza e devastazione aggravate, l'aretino - ripreso da più telecamere - è stato indicato dagli inquirenti come uno dei protagonisti dell'assalto alla Cgil dello scorso 9 ottobre in occasione di una manifestazione contro l'obbligo del green pass.
L'arresto di Franceschi è avvenuto lunedì 18 ottobre ad Arezzo. Da allora aveva 10 giorni di tempo per presentare la richiesta. Dopodiché verrà fissata l'udienza. Dato che anche altre persone sono state arrestate per l'assalto alla sede del sindacato e che i loro nomi compaiono in un unico fascicolo è possibile anche che il tribunale di Roma decida di fare una sola udienza per tutti gli arrestati che chiederanno il riesame.
In seguito all'assalto finirono in manette anche il capo nazionale di Forza Nuova, Roberto Fiore, quello romano, Giuliano Castellino che è anche vice segretario nazionale del movimento, il leader palermitano Massimiliano Ursino e ad altre 4 persone,alcune delle quali nelle fila di Forza Nuova come Pamela Testa.
Nell'interrogatorio di garanzia, che si è tenuto lo scorso 20 ottobre, Franceschi ha cercato di ridimensionare la sua posizione.
"Pur confermando la sua presenza alla manifestazione - aveva spiegato il legale - ha sconfessato le accuse". Franceschi avrebbe ammesso di avere una bandiera, ma poi ha negato di aver colpito con l'asta i poliziotti e di aver rotto la vetrata come invece gli viene imputato.
Una volta di fronte alla sede della Cgil, l'aretino avrebbe ammesso di essere entrato: "Per veder cosa succedeva". Per curiosità insomma. Ma si è dichiarato estraneo ai fatti per quanto riguarda la devastazione degli uffici: di fronte al gip ha dichiarato di essere subito uscito. Ha confermato poi di non aver fermato fisicamente chi voleva entrare, anche se avrebbe aggiunto di aver "usato il megafono per cercare di bloccare l'assalto al sindacato".
Adesso attende in carcere, per il momento ad Arezzo, che venga fissata l'udienza per riesaminare la sua posizione.