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Cronaca Monterchi

Un arto al posto del feto da seppellire. Vicenda horror per una famiglia di Monterchi

Possibile maxi risarcimento in sede civile per il danno morale subito dalle due famiglie coinvolte

Sgomento, incredulità, dolore che si somma al dolore. Sono i sentimenti che girano attorno ad un'assurda, ma pur vera vicenda che ha come protagonista, suo malgrado una famiglia di Monterchi che al momento (dopo un anno e mezzo) in cui gli è stato restituito il feto di un figlio nato morto in fase di parto, ha scoperto che era stato scambiato con un arto amputato ad un uomo. Sembra incredbile, ma c'è anche di peggio in questa macabra vicenda che in questo periodo viene ricostruita dal nuovo legale che sta assistendo la famiglia di Monterchi, l'avvocato aretino Tiberio Baroni. Il fatto si completa infatti con la ricerca per due giorni del feto del piccolo, rinvenuto, come nei peggiori film horror all'interno di una bara già sepolta da dieci giorni, dell'uomo a cui era stata amputata la gamba e che poco dopo era morto.

Secondo quanto messo nero su bianco, con molta freddezza e poco tatto, dall'Asl 1 dell'Umbria, si tratterebbe di "un disservizio". In realtà appare una storia di non curanza, di negligenza. Non ci sarebbero contestazioni di reato dal punto di vista penale perché mancherebbe la volontà del fatto, ma in sede civile si aprono le porte per un maxi risarcimento.

I fatti risalgono ad un arco di tempo che va dal 17 novembre 2016 giorno in cui il feto viene alla luce con un aborto spontaneo, poi scatta il sequestro della piccola salma che verrebbe restituita alla famiglia solo dopo un anno e mezzo dopo, dopo averla cercata nella cella dell'obitorio e averla invece ritrovata in una bara insieme ad un altro cadavere.

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