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Cronaca

Caso Reses, Mazzetti dal gup: "Nessun euro evaso è mai finito nelle nostre tasche. Spese per servizi di qualità"

Mazzetti, assistito dall'avvocato Luca Fanfani, si sarebbe mostrato collaborativo. Di fronte al gip Fabio Lombardo avrebbe cercato di chiarire l'origine di quei debiti contratti con l'erario e dei reati finanziari che gli sono stati attribuiti

Poco più di un'ora per spiegare come si è creata la voragine di debiti con l'erario accertata dalla Guardia di Finanza e dare una risposta alle domande poste dal gup sulle vicende della Reses. Si è svolto questa mattina l'interrogatorio di garanzia di Daniele Mazzetti, l'uomo - secondo l'ipotesi della procura - sarebbe stato il "dominus" dell'organizzazione che con un sistema di "cooperative apri e chiudi" avrebbe evaso 26 milioni di euro. Mazzetti, assistito dall'avvocato Luca Fanfani, si sarebbe mostrato collaborativo. Di fronte al gip Fabio Lombardo avrebbe cercato di chiarire l'origine di quei debiti contratti con l'erario.

La sua versione si incentrerebbe sulle vicissitudini legate alla difficoltà di tenere in piedi i servizi svolti nelle rsa garantendo una alta qualità agli assistiti. Cause dei plurimi reati tributari contestati non sarebbero riconducibili ad "disegno preordinato", quanto piuttosto una conseguenza delle avversità incontrate per sostenere finanziariamente le attività socio sanitarie erogate dalle cooperative.  Di fronte al gup avrebbe affermato che neppure un euro non versato all'erario sarebbe finito nelle tasche sue e dei suoi collaboratori "che vivono con stipendi modesti e conducono vite frugali".

L'inchiesta

Le carte dell'inchiesta  coordinata dal pm Roberto Rossi parlano di un complesso meccanismo perpetrato in varie città d'Italia. Reses ( Residenze sociali e sanitarie società cooperativa, nata da Agorà), stando alle accuse, avrebbe partecipato a bandi in varie regioni per la gestione delle residenze sanitarie assistenziali. I lavori venivano poi assegnati a cooperative consorziate (in alcuni casi sostiene la Procura, intestate a prestanome) le quali ogni volta avrebbero percepito "indebite compensazioni" ma non avrebbero mai pagato i tributi. Fin quando le cooperative stesse venivano messe in liquidazione o fallivano. A quel punto sarebbero state costituite nuove società e tutto sarebbe ripartito da capo. Con un punto fermo: l'attività riprendeva con gli stessi dipendenti.

Le Fiamme Gialle, incaricate delle indagini, sono andate a ritroso fino al 2013,: in questo lasso di tempo sarebbero state oltre 10 le cooperative costituite e poi fallite. In tutto sarebbero stati evasi ben 26 milioni di euro.

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