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Fort Knox, chieste decine di patteggiamenti: tutto rinviato a maggio

Circa 25 richieste di patteggiamento e una decina per il rito abbreviato: così si è conclusa l'odierna udienza preliminare, di frotne al gup Marco Cecchi, per il caso "Fort Knox". Si tratta della vicenda che ha portato alla sbarra ben 66 indagati...

Circa 25 richieste di patteggiamento e una decina per il rito abbreviato: così si è conclusa l'odierna udienza preliminare, di frotne al gup Marco Cecchi, per il caso "Fort Knox". Si tratta della vicenda che ha portato alla sbarra ben 66 indagati tra aretini e napoletani, accusati di essere autori di un giro di affari incentrato sullo smercio di metallo (oro per lo più) al nero.

E sarà proprio il gup a decidere se le richieste saranno ammesse o meno. Ma lo farà nella prossima udienza, a maggio inoltrato. LA VICENDA

L'inchiestapartì con un blitz della Guardia di Finanza nel 2012, in un casolare di Manciano (denominato appunto Fort Knox). Le fiamme gialle scoprirono un giro di metallo a nero – soprattutto oro – per un volume d’affari che all’epoca gli inquirenti stimarono in circa 180 milioni di euro. Il casolare, di proprietà dell’imprenditore Michele Ascione, era una sorta di “centrale” dove avvenivano gli scambi. Il deus ex machina dell’organizzazione, secondo l’accusa, sarebbe stato un finanziere residente in Svizzera, Peter Kamata. Gli indagati sono sia aretini che partenopei e anche le perquisizioni (oltre 200) si svolsero tra Arezzo e Napoli. Secondo la ricostruzione della procura, il meccanismo partiva con la vendita di gioielli in compro-oro della Campania: il metallo veniva poi trasformato in lingotti che poi finivano in Svizzera in cambio di soldi. Tutto a nero.

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