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Vasari e Michelangelo amici di penna... privata

Nella casa che Giorgio Vasari si fece costruire (e affrescò) in via XX settembre, uno dei luoghi più tranquilli e verdi (allora più di ora) del centro storico di Arezzo, oggi si trova il museo Nazionale di Casa Vasari. Il museo è visitabile al...

Nella casa che Giorgio Vasari si fece costruire (e affrescò) in via XX settembre, uno dei luoghi più tranquilli e verdi (allora più di ora) del centro storico di Arezzo, oggi si trova il museo Nazionale di Casa Vasari. Il museo è visitabile al primo piano dell'abitazione, quello nobile e affrescato dal famoso pittore e architetto aretino. Al secondo piano, invece, interdetto all'accesso del pubblico, si trova un armadio metallico che contiene il cosiddetto Archivio Vasari, costituito dalle carte che uno dei personaggi più potenti del rinascimento italiano (suo il progetto, tra i molti altri, della galleria degli Uffizi a Firenze e delle logge che portano il suo nome in piazza Grande ad Arezzo) ha lasciato ai posteri.

Tra quelle lettere e documenti vari figurano sedici missive che il Vasari si scambiò con l'amico Michelangelo Buonarroti verso la fine della vita di quest'ultimo.

Inutile dire che si tratta di pezzi importanti, che tra l'altro contengono anche qualche schizzo michelangiolesco.

La storia dell'archivio, assai tormentata, l'ha portato a passare di mano in mano fino alla proprietà pubblica (del comune) che con poca lungimiranza ebbe la malsana idea di venderlo, più che altro per non avere l'onere della sua conservazione e custodia. Oggi le carte sono di proprietà dei fratelli Festari, ex nobile famiglia fiorentina che, per usare un eufemismo, pare non navigare più nell'oro.

Negli ultimi anni il Ministero dei Beni Culturali e la Soprintendenza hanno cercato di riportare in mani pubbliche il prezioso archivio per via giudiziaria, ma senza successo. E' proprio di poche ore fa l'ultimo pronunciamento del tribunale aretino che conferma ai Festari il diritto alla proprietà del bene, anche se lascia al Ministero la possibilità di far studiare le carte ad esperti, di farle restaurare in caso di necessità e di godere di una prelazione in caso di vendita.

Eh sì, perché qualche anno fa (era il 2011) i Festari dichiararono di aver messo sul mercato l'Archivio e di essere in procinto di cederlo ad un magnate russo disposto a versare nelle loro esangui casse la bellezza di 50milioni di euro. Il personaggio prescelto si fece anche vedere in Italia insieme ai proprietari stessi, ma senza poi concludere nulla, tanto che in quel momento si pensò che si trattasse di un bluff della famiglia fiorentina, architettato con l'intento di convincere lo Stato Italiano a sborsare diverse decine di milioni di euro per l'acquisto dell'Archivio (cosa che naturalmente non avvenne).

Oggi la parte più importante dell'archivio, comprese le lettere di Michelangelo a Vasari, è esposta a Firenze, la città che cerca di dare per fiorentino il grande aretino, presso il palazzo Medici Riccardi fino al 24 luglio prossimo (tra i promotori anche il Comune di Arezzo). La mostra Michelangelo e Vasari, a cura di Elena Capretti e Sergio Risaliti, ha il suo fulcro proprio nelle lettere inviate fra il 1550 e il 1557 da Michelangelo a Roma a “Messer Giorgio amico caro” in Firenze, che ci consentono di conoscere e avvicinare un Buonarroti anziano, prossimo alla morte, che si confronta con le proprie debolezze, gli affetti e sopratutto le ultime meditazioni sull’arte e l’architettura.

Il sindaco di Arezzo, Alessandro Ghinelli, ha annunciato che alla fine della mostra fiorentina il tutto verrà trasferito ad Arezzo in una sede da stabilire (quella di casa Vasari pare non essere gradita ai Festari, non si sa bene perché).

Bene, certo, ma che le carte di Vasari, conservate da secoli nella sua città, vengano esposte prima a Firenze e poi ad Arezzo ha di certo un sapore amaro per gli aretini.

Eppure così è, anche se non vi pare.

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