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Tra gelosie, vendita di fiere e lamentele per i saldi deludenti...

C'è un'antipatia che divide il Sindaco Ghinelli e Andrea Sereni, presidente della Camera di Commercio aretina, e ce n'è una tra la CNA (che Sereni a suo tempo ha guidato) e l'Associazione dei Commercianti locale. Inutile andare a ricercarne le...

C'è un'antipatia che divide il Sindaco Ghinelli e Andrea Sereni, presidente della Camera di Commercio aretina, e ce n'è una tra la CNA (che Sereni a suo tempo ha guidato) e l'Associazione dei Commercianti locale. Inutile andare a ricercarne le cause oggi, anche perché non servirebbe a molto. Quel che conta è che tra voti favorevoli e astensioni (sostanzialmente favorevoli anche quelle, nonostante le polemichette di fondo), l'operazione che trasferisce a IEG l'organizzazione delle due fiere orafe che si tengono ad Arezzo sia andata in porto.

Se nessuno si è veramente opposto e se gli orafi aretini si sono detti favorevoli all'accordo; se anche la regione Toscana ci ha messo del suo, vuol dire che valeva la pena di portare a termine l'operazione. Vuol dire che le condizioni poste nel contratto sono vantaggiose per gli aretini, oppure che non si poteva fare a meno di apporre le firme (che a ben vedere è un po' la stessa cosa).

Quel che bisogna chiedersi e continuare a farlo nel tempo a venire, è se IEG (Italian Exibition Group) manterrà gli impegni presi oppure farà come Nuove Acque, che dopo essere diventata gestore della nostra acqua si è dimenticata di investire buona parte dei milioni di euro che si era impegnata a spendere...

Occorre vigilare e se possibile conservare in mani aretine, e comunque toscane, qualche arma che garantisca un certo potere. Quel che conta è che gli orafi aretini possano trarre giovamento dalla nuova situazione e che la città possa giovarsi di fiere e congressi in crescita continua.

Perché al di là dei numeri freddi, ad Arezzo si respira un'aria pesante di crisi profonda che tarda ad ammorbidirsi. In queste ore i commercianti si lamentano di saldi che vanno così e così. Ma se i disoccupati sono troppi e i precari senza futuro lavorativo altrettanti, non si può pensare che a dar loro più occasioni di spesa, possano stampare gli euro che non hanno.

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