Occorre capirsi sul Mercatino Tirolese. Da una parte c'è chi ne magnifica le doti, che sarebbero quelle di riempire piazza Grande di gente e alzare anche le "vasche" di Corso Italia oltre il Canto dei Bacci. Dall'altra c'è chi se ne lamenta perché contrasta con la piazza, porta i soldi degli aretini fuori e impoverisce di presenze la parte bassa del Corso.

La tesi che aumenti le presenze turistiche, come Back in Time o la mostra di Theimer, appare come una forzatura dell'amministrazione locale, che vorrebbe far suo il merito del dieci per cento di aumento delle presenze in città, dato del tutto in linea con la crescita degli ultimi anni. Nessuna delle manifestazioni svoltesi ad Arezzo nell'ultimo anno ha avuto in proprio la forza di attirare turisti. Se poi si pensa che la mostra di Theimer in Fortezza, la migliore idea del 2016, non è frutto delle menti di palazzo cavallo, ma di quella determinata del nostro argentiere/artista Giovanni Raspini, allora capiamo bene che i numeri sono quello che sono.

Semmai il Mercatino Tirolese piazza Grande la danneggia, se non altro perché impedisce ai turisti di goderne appieno. E non è che tutti gli anni compriamo ciabatte tirolesi o casette con la candela all'interno. Comprendendo che le attività della zona ne traggano giovamento, pensiamo che sarebbe un buon compromesso limitarsi al dicembre e non anticipare al 17 novembre l'ingombrante presenza.