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Saione al centro delle attenzioni

Un (o una) ignorante ha scritto a mano una decina di piccoli volantini razzisti che invitavano i "negri di merda" ad andarsene e li ha distribuiti in via Arno, a Saione. Ci si sarebbe potuti limitare a toglierli di mezzo e sarebbe finita lì. Ma...

Un (o una) ignorante ha scritto a mano una decina di piccoli volantini razzisti che invitavano i "negri di merda" ad andarsene e li ha distribuiti in via Arno, a Saione. Ci si sarebbe potuti limitare a toglierli di mezzo e sarebbe finita lì. Ma qualche politico ha fiutato l'odore e allora rumba!

Non che la questione Saione si sia manifestata allora, per carità; sono anni che se ne parla e che da parte della popolazione locale si segnalano disagi dovuti alla convivenza tra varie etnie. Siamo nel quartiere più popoloso e popolare di Arezzo; una zona che, come tutte quelle popolose e popolari di qualsiasi città, ha sempre avuto dei problemi per via dello spaccio di droga e della piccola e piccolissima criminalità, (furti di biciclette, un tempo anche di autoradio e prostituzione). Ma è anche sempre stato un luogo sostanzialmente tranquillo, dove oltre diecimila persone hanno vissuto senza grossi problemi.

L'Arrivo degli immigrati cinesi prima e quello dei cittadini dell'area indiana dopo, hanno modificato nel tempo la qualità della convivenza a Saione. Non che sia cambiato il livello di sicurezza, che più o meno è rimasto lo stesso, ma è cambiato l'aspetto di un numero crescente di attività commerciali e la convivenza si è fatta via via più difficile nei condomini, a volte anche molto grandi, del quartiere. Oggi i negozi gestiti da stranieri residenti sono più o meno la metà del totale, e gli odori di cibo esotico negli alloggi condominiali si mescolano a quelli italiani rendendo l'ambiente diverso, meno locale. L'arrivo di nuovi cittadini di religione islamica ha comportato, a suo tempo, L'apertura di moschee provvisorie dentro fondi e garage. Quello fu il primo motivo di rivolta (si fa per dire) da parte della popolazione locale, la quale lamentava assembramenti a qualsiasi ora del giorno e della notte in corrispondenza di quei luoghi di culto improvvisati. Rientrato l'allarme moschee, tutto sembrava essersi placato, ma il fuoco covava sotto la cenere.

La diminuzione dei prezzi degli immobili, qualche faccia più nera delle altre in giro, i problemi legati alla droga delle aree limitrofe (parco del Pionta e Campo di Marte), hanno riportato Saione all'attenzione di tutti.

I volantini hanno poi dato il via a una serie di interventi pubblici di politici, forze dell'ordine e semplici cittadini che hanno fatto a gara per caricare il fuoco del camino anche di sera. E i mezzi di comunicazione sono andati in brodo di giuggiole.

Dopo un ping pong di pugni mediatici tra Sindaco, Questore e Prefetto; qualche presa di posizione più o meno scomposta di consiglieri comunali di area destrorsa (Rossi, Bardelli) a prendere la parola per ultimo è stato Tito. Tito Anisuzzaman, cittadino aretino da quasi vent'anni, sposato con un'aretina e padre di una pargoletta aretina; grande lavoratore, anche in proprio, e a capo dell'Associazione Bangladesh, che si adopera per gli immigrati di ogni genere, ma sopratutto per i richiedenti asilo.

Tito ricorda che quando lui abitava a Saione gruppi di neo cittadini si impegnavano nella pulizia di zone d'incontro e propone che si torni a organizzare attività ludico-culturali multietniche nel quartiere di Saione, sopratutto per fare in modo che l'incontro tra culture diverse diventi una ricchezza, anziché un problema. Qualche anno fa si era cominciato a farlo, ma poi tutto si è fermato e Tito si chiede perché.

Certo che una bella kermesse di cucina internazionale in piazza Zucchi non sarebbe male. Qualcosa che comprenda cibo di strada Cinese, Bengalese, Indiano, Siriano, marocchino e chi più ne ha più ne metta, potrebbe essere divertente e insieme aggregante. Qualcosa che oltre ad essere occasione per mangiare cibi caratteristici, lo possa essere anche di incontro interculturale. Senza troppe pretese, ma con lo spirito giusto, si potrebbe fare. Fedele al mio motto "ognuno faccia quel che può, invece di lamentarsi e basta" (E' di nuovo conio, ma mi pare pertinente) non lascerò cadere l'idea nel pozzo infinito delle mille idee vaghe. Ci proverò a organizzare qualcosa del genere. Non sarà facile trovare degli sponsor, ma ci proverò; magari insieme a Tito.

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