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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Renzi, il centro e la vittoria

Mentre si avvicinano le tanto attese (non si capisce poi perché) primarie del PD che incoroneranno Renzi come capo indiscusso del partito e candidato alla carica di Presidente del Consiglio, lui, impaziente come un ragazzino alle prime armi...

Mentre si avvicinano le tanto attese (non si capisce poi perché) primarie del PD che incoroneranno Renzi come capo indiscusso del partito e candidato alla carica di Presidente del Consiglio, lui, impaziente come un ragazzino alle prime armi, snocciola le sue perle di saggezza con cadenza oraria.

Quella che qui prendo in considerazione, a parer mio è la perla più significativa degli ultimi tempi e si riferisce alla parziale vittoria di Macron in Francia. Recita più o meno così:

"Lo dicevo io che si vince al centro!"

Si tratta di una frase molto indicativa, che con le poche parole di cui è composta ci racconta della irrefrenabile sete di vittoria di Renzi e del fatto che egli si sente liberato dal peso della sinistra interna (ora Articolo 1) che avvertiva come un fardello appeso agli attributi maschili.

Tanta era la voglia di dirla, quella frase, che sbadatamente il nostro non ha tenuto conto del fatto che in Francia le primarie hanno visto prevalere Macron solo di un punto percentuale (e poco più) su di un'estremista spinta come la Lepen. Non solo, ma sempre i francesi hanno tributato ai candidati di sinistra la maggioranza relativa dei voti. Di fatto in Francia, come in Italia, ci sono tre poli (diversi dai nostri) tra i quali gli elettori sono più o meno equamente divisi.

E la frase "...si vince al centro" è stata buttata lì, forse senza riflettere che anche in Italia non si vince al centro oggi e non si è quasi mai vinto al centro nella storia democratica del paese. Senza alleanze, in Italia come in Francia, non si va da nessuna parte.

Da noi è stato Berlusconi a manifestare per primo il fastidio nei confronti degli alleati e poi del Parlamento, visti entrambi come freni all'azione di governo di un capo indiscusso, legittimato dal voto popolare. Oggi il suo emulo rignanese (nato politicamente altrove) continua il suo lavoro, cercando di legittimare la validità della teoria dell'uomo solo al comando, libero da "lacci e lacciuoli" (citazione di berlusconiana memoria) che impediscono di governare in maniera snella, incontrastata. Così Renzi si è liberato degli scomodi compagni di viaggio completando il progetto di una Margherita dominante nel PD (dove dieci anni fa era approdata da timida componente minoritaria) e cerca ancora la legittimazione come "centro" forte, capace di attrarre i voti necessari, insieme al premio di maggioranza, a governare da solo. E se da solo il "suo" PD non potrà farlo, è già chiaro a tutti che cercherà proprio in Berlusconi l'alleato necessario (pensando che possa ottenere i voti necessari alla bisogna).

E' infatti proprio Berlusconi l'alleato meno ingombrante, quello che eventualmente lascerà governare Renzi in sostanziale libertà, limitandosi a rivendicare scelte di governo destrorse come effetto del proprio lavoro politico.

Sembra tutto già scritto, quindi, ma i due potenziali alleati non hanno fatto i conti con i grillini, che potrebbero scompaginare i loro piani con l'aiuto involontario della Lega (il "Nord" ormai si tende a dimenticarlo).

In questo quadro già scritto, l'appello di Pisapia per un centrosinistra unito (dal PD agli ex SEL) sembra la proposta di un bambino ingenuo. Renzi vede la sinistra vera come il fumo negli occhi; il freno a mano tirato sulla strada del governo.

Perché la sinistra non permetterebbe mai di fare scelte in favore dell'industria, della sanità e della scuola privata...

A Renzi interessa solo vincere e la frase che citavo all'inizio lo testimonia bene. Per il resto è convinto di essere il Migliore, quindi di ben governare. Certo che la politica dovrebbe forse essere altro, o comunque si pensava che dovesse esserlo molto tempo fa, ma le cose cambiano e la resistenza oggi fatica a essere considerata un valore, anche quella che difende le istituzioni democratiche (Parlamento in primis) come irrinunciabili e centrali.

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