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Referendum: chi ha vinto e chi ha perso

Quel che era in gioco era la vittoria della battaglia tra due visioni diverse in merito alla gestione del potere e al percorso utile per ottenerlo. Da una parte c'era la volontà di trasformare l'Italia in una sostanziale repubblica presidenziale...

Quel che era in gioco era la vittoria della battaglia tra due visioni diverse in merito alla gestione del potere e al percorso utile per ottenerlo. Da una parte c'era la volontà di trasformare l'Italia in una sostanziale repubblica presidenziale che facilitasse la governabilità del paese (rinunciando per questo a qualche garanzia democratica), dall'altra quella di mantenere il primato della democrazia anche a scapito della difficoltà nell'azione di governo che questo comporta.

La scommessa di Renzi era quella che gli italiani avrebbero sorvolato sulla qualità della riforma (frutto di pesante compromesso) e della legge elettorale, ma anche sulla illegittimità politica del parlamento attuale e sul fatto che a partorire le proposte di modifica della costituzione fosse una maggioranza impura e risicatissima.

La scommessa di Renzi era anche quella che gli italiani avrebbero potuto sopportare persino un'azione di "normalizzazione" della RAI voluta per ottenere un consenso forte in vista del referendum.

Ma gli italiani hanno scelto diversamente e con ogni probabilità non perché amino lo status quo, ma perché se a presentare proposte di modifica anche più drastiche fosse stato un parlamento legittimo e un governo figlio del voto politico (e anche una maggioranza più ampia), la fiducia non sarebbe mancata.

Questo tentativo abortito di riforma era invece la proposta raffazzonata di un gruppo ristretto lontano dall'avere la maggioranza vera nel paese e la conseguenza è stata l'unica possibile: una bocciatura sonora.

Ora democrazia vorrebbe che si tornasse il prima possibile al voto con una legge elettorale seria (non il Porcellum), ma chissà cosa accadrà.

Di certo Renzi si è dimesso senza se e senza ma (anche se il presidente Mattarella lo ha congelato per qualche giorno), pensando di ritirarsi in buon ordine nelle retrovie dopo una sconfitta importante. Si sta comportando esattamente come fece dopo la batosta del primo ballottaggio con Bersani. E non ha certo escluso di tornare alla carica in futuro, come del resto fece anche allora.

In realtà è probabile che non si vada a elezioni fino alla scadenza prevista del 2018, il che allungherà il brodo di una legislatura nata male e che forse per questo ha bruciato (per il momento?) una figura come quella di Renzi, che giocata diversamente avrebbe potuto essere una risorsa importante per la freschezza e il rinnovamento del paese.

Si è trattato di un'occasione persa o di un pericolo scampato? Ce lo dirà la storia.

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