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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Redazione

Racconto semiserio di una partita speciale vissuta alla Multisala di Arezzo

Arrivo al Magnifico alle 20,00 e i posti più vicini al maxischermo e agli altri sei televisori sparsi qua e là, sono già presi. Gli occupanti sono per lo più i duri e puri, quelli che non sottoscriveranno mai un abbonamento a SKY o Mediaset...

Arrivo al Magnifico alle 20,00 e i posti più vicini al maxischermo e agli altri sei televisori sparsi qua e là, sono già presi.

Gli occupanti sono per lo più i duri e puri, quelli che non sottoscriveranno mai un abbonamento a SKY o Mediaset, nemmeno sotto tortura, ma anche quelli che si presentano saltuariamente, a seconda dell'importanza della partita. Questa volta c'è una categoria di spettatori in più, quelli che vogliono far credere di essere capitati lì per caso e fanno finta di osservare da semplici curiosi la situazione generale. I duri e puri sono già seduti sotto il maxi schermo e nessuno li convincerà a schiodarsi da una sedia che se dovessero andare in bagno porterebbero incollata al culo.

Un certo numero di clienti del brasiliano e della pizzeria a taglio fingono di essere lì solo per consumare una cena frugale, in realtà hanno già conquistato tavolini utili alla visione e sono decisi a consumere la birra facendola durare almeno per tutto il primo tempo di Bayern Monaco - Juventus. Poi vedranno come si mette.

La partita di andata, a Torino, era finita sul 2-2, per cui la Juve, se vorrà passare il turno di Champions League, dovrà vincere sul campo dei crucchi. Impresa disperata, ma pur sempre possibile.

Man mano che si avvicina l'inizio della partita l'atmosfera si elettrizza e giungono sul posto un nugolo di ulteriori spettatori di ogni estrazione sociale e persino nazionalità. Al culmine dei giochi saremo almeno in trecento, quasi tutti juventini, con qualche gufatore nascosto.

Nell'imminenza della partita, con i calciatori che saltellano già nel tunnel d'ingresso allo splendido stadio di Monaco, trilla il telefonino di un padre di famiglia apparentemente tranquillo. Risponde così, senza dare tempo all'interlocutore di turno:

"Non mi interessa niente, ora c'è la partita!" e chiude la telefonata.

Se la moglie avesse chiamato per dirgli che la Madonna di Lourdes le si era appalesata, non lo avrebbe saputo fino a partita finita.

Pronti via, le squadre partono apparentemente tranquille, ma passano sì è no due minuti che Vidal, ex di turno, sbaglia uno stop come nemmeno un bambino avrebbe potuto fare e si mangia un gol quasi fatto. Sospiri di sollievo si levano dalla platea e un brivido percorre le schiene dei presenti. Non c'è tempo per rilassarsi e quando Morata si inventa una serpentina tra i birilli rossi nella metà campo avversa per poi appoggiare la palla su un ispiratissimo Quadrado, ci alziamo tutti in piedi in attesa di un possibile gol che arriva alla grande. Un gol davvero splendido cui il pubblico del primo piano del Magnifico risponde con un boato da quinto grado della scala Mercalli. Anche le (poche) signore presenti, apparentemente meno interessate alla partita che al chiacchiericcio, mostrano occhi sgranati e braccia alzate al cielo come farebbe un uomo qualsiasi. Non è ancora la liberazione da un incubo (sportivo), ma poco ci manca. E' il segno che la Juve può farcela e che il Bayern non è invincibile.

Ma è il raddoppio di Pogba e della Juve, poco dopo, che libera gli istinti solitamente meno palesi dei presenti. Esulta con trasporto persino il professor Nepi, il placido già candidato sindaco di Arezzo, perdente contro Lucherini.

A Guardiola, allenatore del Bayern dagli occhi sbarrati, non entra un ago in culo.

In chiusura di tempo, quando il Bayern sfiora il gol, a stringersi sono le chiappe degli spettatori presenti sugli spalti della multisala aretina. Ma la prima parte si chiude sul 2-0 per i bianconeri e le pacche sulle spalle si sprecano. La pausa arriva giusta per una pisciatina col sorriso sulla bocca o un nuovo bicchiere di birra da consumare lentamente, come si fa con i riti.

E' all'inizio del secondo tempo che si verifica il massimo delle presenze. Evidentemente qualche sfiduciato si è fatto convincere da un risultato radiofonico obiettivamente inatteso e pieno di promesse.

Nel secondo tempo entrano in campo dei gladiatori in stile romano, botte da orbi e contrasti al limite del regolamento. Il Bayern non ci sta a perdere (ci mancherebbe altro) e ci tiene a vendere cara la pelle. Ogni piccolo intervento di Buffon comincia a essere salutato da dei "bravo Gigi!" che la dicono ancora lunga sull'insicurezza dei tifosi presenti.

Intorno al ventesimo del secondo tempo le acque sembrano calmarsi e tra gli aretini juventini comincia a consolidarsi la consapevolezza che il traguardo è vicino e a questo punto difficile da mancare. Ma come accadde al ciclista Bitossi in un mondiale in cui si piantò a pochi metri dal traguardo e venne beffato, la Juve comincia a soffrire veramente e becca il due a uno. facce seriose in giro, compresa quella di Buffon, ma non è successo ancora nulla di irreparabile.

Dopo il 2-2 di Torino basta la vittoria con qualsiasi punteggio per tornare a casa da trionfatori. Le forze scarseggiano e i denti dei magnifici spettatori cominciano a consumarsi stridendo l'uno sopra l'altro. Nei minuti finali il forcing del Bayern si fa pressante, ma nessuno si aspetta la beffa al 91esimo minuto, quando il prode Lewandowsky, in casacca rossa, insacca di testa da due passi.

La delusione si tocca con mano e il silenzio prevale sulle bestemmie; c'è una effimera speranza che il gol sia stato annullato, ma svanisce subito. E' due a due e si va ai tempi supplementari.

Nel frattempo la Juve, che ha dovuto rinunciare dall'inizio a Chiellini, Marchisio e Dybala, ha anche sostituito i vari Kedira, Morata e Quadrado, gente uscita dal campo pulendo il manto erboso con la lingua.

Quella che sta per affrontare i supplementari è una compagine oggettivamente stanchissima e molto più debole, sopratutto in avanti, rispetto a quella iniziale.

Anche i crucchi rossi sono stanchi, ma l'aver raggiunto il pareggio allo scadere li ha in qualche modo scossi. E infatti sono loro a togliere agli spettatori quella che era ormai la speranza dei calci di rigore.

Due gol nel secondo tempo supplementare stendono il toro Juve (una contraddizione in termini, almeno a torino...); Buffon non fa miracoli e i bianconeri perdono. Al secondo gol dei supplementari, sul 4-2 per i padroni di casa, due terzi dei magnifici spettatori si eclissano, pronti a mentire l'indomani in merito alla loro presenza alla Multisala.

Il finale regala solo due sussulti juventini che non portano però la palla in fondo alla rete e la Champions League è irrimediabilmente persa per l'ennesima volta. Marotta non si sa più da che parte guardi.

La delusione è forte, e i volti dei presenti lo denunciano. Era difficlissimo farcela, ma quel gol preso al 91esimo rimarrà sullo stomaco degli juventini come il cinghiale di una nota pubblicità...

NB: per la cronaca chi scrive non è e non è mai stato juventino. Fu milanista fino a che non si formò la per lui insopportabile coppia Berlusconi-Capello a inizio anni '90. Da allora non tifa più per alcuna compagine di serie A, se non è allenata dall'amico Sarri.

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