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Psicodialogando

Psicodialogando

A cura di Barbara Fabbroni

Quanto concedersi la prima volta? Assecondare il sentire personale e non gli stereotipi

Ogni persona ha il suo tempo. Rispettarlo prima di concedersi può creare un clima più coinvolgente, anche se spesso l'attesa è dettata da pregiudizi profondamente radicati. I consigli della psicoterapeuta Barbara Fabbroni

Quella sera c’era anche lui. Carino. Vestito fighetto. Capello lungo. Ondulato. Barba incolta. Aspetto trasandato. Accattivante. Raffinato. Un uomo di stile.
I suoi amici simpatici. Si ride. Si mangia. Si beve del buon vino. La serata scorre leggera. Le amiche fanno le cascamorte. Insomma c’è voglia di farsi una serata all’insegna del divertimento.

Lui è molto cortese. Sembra divertito, ma non troppo. Resta in disparte nonostante le attenzioni delle amiche al tavolo. Lei lo guarda. Lui la guarda. Gli occhi si incrociano così come i sorrisi.

La fuga dalla cena risulta un’ottima idea. Ore passate a chiacchierare in una tiepida serata primaverile. Arriva l’alba. La città si sta risvegliando. Risa. Ricordi. Battute. Nostalgie. Tutto sembra perfetto.

Lui è davvero accogliente. Lei è attratta da lui.
Si prendono senza prendersi. Voglia di scivolare tra le coperte. Paura di essere frettolosa. L’alba si sta affacciando. Sono già le sei di mattina.
La notte è volata via. Cosa fare adesso?
Domani è domenica. Un giorno libero da dedicarsi.
Nessuno desidera tornare a casa. C’è voglia di restare ancora lì.

Sguardo nello sguardo. Sorriso nel sorriso. Respiro nel respiro. «Abito qui vicino», dice lui dopo aver titubato per un bel po’. Lei sorride. Non risponde. Il silenzio tra di loro sembra arpeggiare una risposta che stenta a prendere vita.

Lei lo guarda. Non sa cosa fare. Cosa decidere. Cosa dire. Lui aspetta che dalle sue labbra esca una risposta. Non importa che risposta, basta che sia.
Non ha il coraggio di decidere. Lui le accarezza il volto. Cerca di rassicurarla. Lei attende. Ha timore di fare un errore. Eppure ha voglia di lui.
Dopo un po’ tempo lui prosegue: «sali da me?».
Lei si incolla ai suoi occhi. Sorride. Non vuole pensare al dopo. Pensa adesso. Gli prende la mano. La stringe alla sua. Sussurra: «andiamo».

Farlo o non farlo?
La domanda amletica risuona mista a desiderio e bisogno di rompere gli schemi del perbenismo borghese che racchiude l’incontro con l’altro all’interno di confini prestabiliti.
Una sorta di pregiudizio che inonda l’essere con l’altro anche al tempo dell’amore 2.0.

Ci raccontiamo pensando di essere persone aperte. Fuori dagli schemi. Libere dalle credenze che per secoli hanno intrappolato l’espressione di sé con l’altro. Tuttavia, ci ritroviamo sempre a fare i conti con i pregiudizi radicati profondamente in noi. Allora, sì che il dubbio amletico diventa una declinazione incerta, irrompendo nella vita come una lama che scinde in due il desiderio, annichilendo il bisogno di soddisfare uno stimolo eccitante. Un uomo generalmente desidera fare sesso con la donna che sceglie quanto prima. Una pulsione passionale lo spinge verso quella zona di conquista, dove può mostrare tutta la sua virilità.

Ciò non significa che è innamorato, tutt’altro.
In molti uomini è radicata la credenza che se una donna fa subito sesso, evidentemente è perchè è sua abitudine. Lo fa con il primo che capita, senza scegliere, senza un sentimento autentico ma solo per il piacere di farlo.
Con una donna o ragazza di questo tipo non è protettivo avere una storia seria.
Nel mio lavoro mi sono trovata ad affrontare problemi di questo tipo.
Ragazze o donne che mi hanno detto: «Mi ha mollata perchè mi sono concessa troppo presto!»; «Mi desiderava così tanto, poi non mi ha più cercata»; «Dopo la prima volta è sparito nel nulla».
Il problema si fa significativo. Al tempo stesso di difficile gestione.
Quando è il momento giusto per condividere l’intimità con un uomo?
La prima cosa da tener presente è che l’intimità sessuale con l’altro non deve avere nessuna forzatura.
Il sesso non è un simbolo. Uno strumento. Un termometro. Una cartina tornasole della propria virilità o capacità di sedurre. Non è neppure il termometro del grado di amore che c’è in una relazione. Non c’è la clessidra della capacità di sedurre. Neppure la misura del fascino personale di una donna capace di catturare l’uomo.
La sessualità e il sesso hanno algoritmi che si mescolano a bisogni. A soddisfacimento. A motivazioni. In un primo tempo vanno di là dall’amore e dall’innamoramento. È una pulsione da soddisfare.
Scegliere il momento giusto è più gratificante per tutti.
Qual è il momento giusto? Cosa mi aspetto da quell’incontro? È solo per passare una serata oppure desidero che si apra un percorso differente?

Ogni persona ha il suo tempo. Rispettarlo prima di concedersi è creare un clima più coinvolgente. Più passionale. Più intenso. L’attesa (un’ora, un giorno, una settimana, un mese...) aumenta il desiderio conducendo verso un soddisfacimento più appagante. Nessuno può suggerire il tempo giusto per concedersi.

È un sentire del tutto personale. Il mio consiglio non è tanto legato al tempo del concedersi quanto al rispetto di sé e del proprio essere persona. Soprattutto, non utilizzare il proprio corpo. Concedersi non è uno strumento per raggiungere un obiettivo.

L’intesa con l’altro. L’apertura di un discorso più variegato e sfaccettato. La costruzione di una relazione non appartiene solo alla sfera del darsi, ha in sé caratteristiche ben più raffinate.

Lettura consigliata: Il Piccolo Principe, Antoine de Saint- Exupéry. Promuove la gentilezza. L’umanità. L’amore. La consapevolezza. Stimola la ricerca, l’essenzialità, l’amicizia e la crescita.

Film consigliato: Love Actually di Richard Curtis Motto: Scegli ascoltando ciò che senti sia meglio per te.

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