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Psicodialogando

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A cura di Barbara Fabbroni

C'era una volta il matrimonio: ecco perché la promessa "per tutta la vita" spaventa i millennials

L’era del matrimonio e del bisogno-desiderio del matrimonio è finita? La donna non sente più la necessità di avere un uomo accanto per tutta la vita? L'uomo come reagisce a tutto questo?

C’eravamo tanto amati…  i fiori d’arancio sembrano essere caduti in letargo, non sbocciano più. I millennial sembrano non gradire il matrimonio che ha caratterizzato le relazioni di coppia almeno fino ad alcuni anni fa.
I giovani sono più esigenti nella ricerca del partner, la riuscita di una relazione sembra in stretta dipendenza dal successo dei singoli. Il legame forte che nasce da una scelta e da un progetto di coppia non coincide più con il bisogno di rendere ufficiale la convivenza. 
I millennial sono spesso il frutto di genitori separati, questo certamente ha una ricaduta significativa nella scelta che conduce a non credere più al matrimonio, vissuto solo come un "contratto" dove restare intrappolati.
La nostra cultura, fatta di ricerca della perfezione fisica ed estetica, sembra aver dimenticato l’aspetto affettivo. 
Assistiamo a una proliferazione di siti d’incontri; una conoscenza mordi e fuggi seguita dal vuoto affettivo assoluto. Basti pensare che Tinder ha superato i cinquanta milioni di utenti registrati!
Che dire, l’amore sembra aver lasciato il posto al sesso consumato senza responsabilità, senza obblighi, vissuto in uno spazio ristretto di tempo. 
Un po’ come un reality, dove possiamo innamorarci follemente per poi lasciarci dopo solo qualche mese. Se la relazione è giocata con un personaggio “famoso” si acquistano punti, non importa quanto dura, ma che ci sia stata.
L’incontro corpo a corpo, faccia a faccia, con l’altro sembra non avere più spazio nella frenetica rincorsa al successo e all’avanzamento di carriera. Meglio rincorrere un volo aereo dopo l’altro che impegnarsi nella conquista di una persona. In fondo corteggiare l’altro nel piano reale porta via tempo, energie, attenzioni, preoccupazioni, tutte cose, queste, che possono essere spese per il proprio successo.
Sono cambiati i tempi del desiderio, certi bisogni arrivano in un’età più adulta, quando si ha consapevolezza che solo il successo lavorativo non può bastare ma c’è la necessità di avere un affetto stabile e sincero al proprio fianco. Con il passare del tempo, però, le possibilità diminuiscono, aumenta la solitudine e l’insoddisfazione emotiva. 
Perché una scelta così forte?
La nostra società è incentrata sul successo, si è qualcuno se si occupa un posto importante. Le dinamiche narcisistiche sono diventate il surrogato dell’affettività mancante. Le persone si nutrono di sé stesse creando una confusione relazionale. Tuttavia, nonostante il successo e la ricerca di affermazione, prima o poi arriva la voglia di costruire una famiglia, anche se in ritardo, anche se per avere un figlio bisogna ricorrere a mezzi clinici perché l’assetto biologico della persona si è un po’ indebolito.
Siamo di fronte al cambiamento dei sistemi famigliari e educativi. Statisticamente i matrimoni non durano più di dieci anni, così a cinquant’anni una persona deve ricominciare daccapo a crearsi un affetto. Deve creare il terreno fertile per introdurre il nuovo affetto, gestire i figli con l’ex, fare in modo che non sentano troppo lo strappo della separazione, insomma un lavoro faticoso e, in alcuni casi, doloroso.
L’inadeguatezza e il vuoto per la mancanza di una relazione stabile e progettuale nasce dopo i trentatré anni. Così si creano reazioni opposte: c’è chi si rifugia nei siti di incontri, chi vive una vita sui social per conquistare quel tipo o quella tipa che si posta in maniera provocante, chi si accontenta di stare dentro a relazioni insoddisfacenti pur di non sentire il vuoto. Che sia un caso o l’altro, il sentimento che emerge è la mancanza assoluta di una base sicura, di un affetto vero su cui contare. 
Tutto finisce col concludersi rapidamente.
Perché sposarsi oggi fa così paura?
La famiglia classica come siamo stati abituati a vivere non esiste più. È cambiata a un ritmo incontrollabile tanto che è necessario fermarsi per comprendere quale percorso scegliere. Ci sono più famiglie allargate che matrimoni e convivenze solide.
Inoltre, la precarietà che caratterizza la nostra società non permette di fare progetti a lungo termine.
Il matrimonio è una decisione assolutamente personale che dovrebbe introdurre in una rete sociale e famigliare rassicurante. Nel momento in cui questa dimensione relazionale viene meno, anche la coppia si indebolisce naufragando in un abisso.
Non solo la paura per l’impegno, ma soprattutto il timore del “per tutta la vita”, in una società dove tutto si concentra sull’attimo, sul cambiamento, sul bisogno del nuovo, su emozioni stimolanti. Capite bene che “finché morte non ci separi” crea qualche significativo problema alla libertà totale.
Se anni fa le donne erano alla ricerca di una sistemazione matrimoniale, il buon partito per la figlia femmina era molto ambito dai genitori soprattutto della media borghesia, oggi le giovani sono le prime a scappare di fronte a un impegno del genere.
Meglio la libertà piuttosto che barcamenarsi tra impegni lavorativi, casa, doveri domestici e coniugali, tanto più se poi arrivano inaspettati i figli e ci si ritrova in un colpo solo a gestire anche pannolini, biberon, pappine e notti insonni.
Scegliendo matrimonio e figli, la donna perde la possibilità di fare carriera così fino ai quaranta e anche oltre è meglio concentrarsi sul proprio successo! Poi ci penseremo…
L’era del matrimonio e del bisogno-desiderio del matrimonio è finita? La donna non sente più la necessità di avere un uomo accanto per tutta la vita? L'uomo come reagisce a tutto questo?
La risposta di molte donne è: “non ci sono più gli uomini di una volta!”. È davvero così? Oppure semplicemente è un alibi per scaricare la responsabilità all’altro? Meglio illudersi che non ci sia più il maschio di un tempo piuttosto che affermare la voglia di vivere centrate su sé stesse? 
Di fronte a tutto ciò l’uomo è diventato fragile. Spiazzato dal successo femminile e dal carattere determinato che la gran parte delle donne possiede. Si sentono minacciati da queste nuove “amazzoni” capaci di gestire tutto senza l’aiuto maschile. Sono completamente autosufficienti, non hanno bisogno di avere accanto un uomo.
L’idea di sposarsi è tramontata anche perché il popolo femminile guarda al successo lavorativo e rimanda l’idea della famiglia. Il matrimonio non appartiene più alle relazioni.
Paradossalmente, sembra che le donne siano diventate gli uomini che vorrebbero sposare: si bastano da sole e hanno messo al tappeto tutta la schiera nutrita di uomini, ormai privi della loro abilità di corteggiatori. Il Don Giovanni è andato in pensione, dimenticato negli annali della memoria.
Per fortuna l’amore resta sempre: l’amore è ancora un buon motivo per il matrimonio… fino a quando? Vedremo… mal che vada c’è sempre la separazione.
 

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