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Psicodialogando

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A cura di Barbara Fabbroni

Se i genitori sono "tossici" per i figli: i 5 modi in cui trasmettono il senso di colpa

Non è giusto additare un figlio come ingrato, capriccioso, se decide di mettere un sostanziale confine tra sé e la famiglia: potrebbe avere le sue buone ragioni

Genitori si diventa e non si nasce. È cosa ormai certa, così come è certo che essere genitori non è affatto facile. Se non è facile essere genitore, pensate a quanto è complicato essere figli di quei genitori che hanno costruito le relazioni interpersonali con i figli usando il bagaglio psicoaffettivo avuto in eredità nella propria infanzia. È senza dubbio complicato, soprattutto è un’eredità scomoda che avrà un inevitabile impatto non solo sullo sviluppo psicoaffettivo ma anche sui propri figli, laddove ce ne siano. Così accade che da adulto un figlio si allontani dai genitori non perché stia percorrendo la propria strada e il suo percorso di vita bensì perché è esausto di quel vivere anaffettivo e senza stimoli. Sono due cose assolutamente differenti. Non è giusto additare un figlio come ingrato, capriccioso, se decide di mettere un sostanziale confine tra sé e la famiglia: potrebbe avere le sue buone ragioni. Spesso questo allontamento viene vissuto dai genitori come un tradimento ma è solo una via di salvezza per uscire fuori da un copione familiare ingabbiante e soffocante. Detta cos, sembrerebbe che la responsabilità ricada solo sulla genitorialità. Non ci sono colpevoli ma solo esperienze di vita che forgiano in un determinato modo e che spesso ricadono involontariamente sui figli. 

Talvolta i genitori fanno male intenzionalmente, talvolta sbagliano inconsapevolmente: tuttavia, la ferita che infliggono ugualmente costerà dolore al figlio. Quel figlio, a sua volta potrà sbagliare inconsapevolmente o intenzionalmente nei confronti del genitore.

Le relazioni sono una danza a due, dove può accadere che a un certo punto uno dei due smetta di ballare o imponga una danza non co-condivisa. I figli hanno diritto di vivere e spendere la propria vita seguendo i propri ideali e le proprie attitudini, non sono proprietà del genitore.

Un figlio ha diritto alla vita oltre a essere semplicemente sé stesso. I figli non sono l’opportunità del genitore per dare un senso alla propria vita o proiettare su di lui le aspettative e i sogni che loro non sono riusciti a realizzare. Così, il figlio non è più un individuo a sé libero di tracciare la propria strada, diviene piuttosto uno strumento di cui il genitore dispone per soddisfare le sue aspettative. Un oggetto su cui proiettare i propri fallimenti e non solo. Questo sicuramente crea una voragine dove qualcuno cade restando intrappolato, spesso sono i figli se non hanno la forza e la determinazione di uscire da questo tranello copionale.

Il copione di questa tipologia genitoriale stimola il senso di colpa attraverso ingiunzioni che recitano:

  1. Io ti ho nutrito
  2. Ti ho cresciuto
  3. Io ti ho mantenuto economicamente
  4. Ho investito le mie energie su di te
  5. Ora tu mi appartieni, sei in debito!

Il dado è tratto e la vita del figlio si smarrisce e annichilisce: non c’è possibilità di svolta. Se si vive questa condizione come si può fare a uscirne e liberarsi dalle catene? Bisogna ricordarsi che il sacrificio non rende migliori bensì impedisce di vivere e la ricompensa è solo il senso di colpa. Il dialogo interno sarà abitato da credenze che il genitore a reso vive dentro il figlio: «per tutto quello che ho fatto per te», «me lo devi», «non puoi farmi questo», «tu puoi fare quello che vuoi ma poi non contare su di me» (che quindi, significa, puoi fare solo ciò che voglio io, perché hai solo i genitori su cui contare). Tutto questo non solo accade da piccoli ma spesso è un copione che giunge fino all’età adulta destabilizzando la vita della persona che sente risuonare all’interno di sé questa credenza.

La gran parte di genitori è riluttate ad assumersi la responsabilità delle conseguenze delle proprie azioni. Così madre e padre perdono definitivamente la possibilità di costruire almeno una piccola parte di relazione sana. Così la cosa più semplice sembra l’allontanamento dai genitori ma ciò non guarisce anzi acutizza il dolore. Un figlio che si allontana dalla sua famiglia d’origine lo fa perché spinto da sofferenze accumulate lungo l’intera esistenza. Ferite così profonde sono difficili da risanare quindi la soluzione è la presa di coscienza della situazione, l’elaborazione della sofferenza, la determinazione a rompere il copione in cui si è intrappolati, inoltre essere consapevoli che si è vittime inconsapevoli di un qualcosa che abbiamo subito e non agito. Il tragitto verso la rinascita è arduo ma possibile.

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