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Martedì, 23 Aprile 2024
Psicodialogando

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A cura di Barbara Fabbroni

Quanti e quali sono i Dca (Disturbi del Comportamento Alimentare) e come affrontarli

Barbara Fabbroni in questo articolo della rubrica di Psicodialogando intervista la dottoressa Giulia Roghi, dietista

Se ne parla da decenni ma ancora sono molte le persone che vengono intrappolate nella rete dei disturbi alimentari. C’è chi non ha paura di dichiararlo al mondo come Ambra Angiolini che pubblica un libro (in uscita a dicembre 2020) dal titolo «InFame» edito da Rizzoli. Ambra Angiolini sorprende con la sua narrazione autobiografica che traccia in maniera precisa e puntuale la storia e la costruzione del suo mondo bulimico. Senza dubbio una narrazione catartica e al tempo stesso cruda e dolorosa dove la dinamica che sta dietro al disturbo alimentare è narrata con parole dense di senso e significato.

Prima di lei sono state tante le autrici che hanno attraversato la landa desolata del problema alimentare e poi, con fatica e dedizione, hanno avuto la forza e la capacità di trovare un viatico possibile sia di cura sia di consapevolezza.

Il dramma che si gioca in presa diretta sul corpo ha radici antiche; che sia un atteggiamento legato all’abbuffata seguita dallo svuotamento oppure dalla restrizione ossessiva di poche decine di grammi di cibo al giorno, una cosa è certa: all’interno di questo mondo c’è un grido disperato di mancanza d’amore.

Il cibo funge da surrogato sia in eccesso sia in difetto di quell’amore mancante che non si riesce a trovare, che svanisce non appena la persona tenta di avvicinarsi. Il dramma della bulimica è nuovamente trattato in The Crown, la serie Netflix giunta alla quarta stagione, dove la delicata Principessa del Galles mostra in presa diretta la sua patologia. Il bagno è il suo luogo di espiazione dal senso di colpa nato durante lo svuotamento del frigorifero. La sua frustrazione è chiara, il suo dolore evidente, la sua natura malinconica si pone senza veli di fronte allo sguardo dell’altro. Nonostante tutto soffre, non si sente amata, è completamente smarrita tanto da fare per un certo periodo il saltimbanco di amorini di una notte.

Tutti questi esempi possono farci comprendere quanto questo dramma non abbia che una sola possibilità per essere superato: tutto risiede nel potere dell’amore e del riconoscimento. Ogni cioccolatino, ogni gelato, ogni barattolo di cioccolata altro non sono che quella carezza mancata, quell’affettività negata, quel riconoscimento non offerto. Così il cibo è l’amante segreto che almeno per qualche minuto accarezza l’anima ma da cui bisogna liberarsi perché altrimenti la colpa diventa ingestibile oppure ciò che non va ingerito perché potrebbe inquinare il proprio corpo tanto da renderlo impuro.

È un braccio di ferro tra il desiderio di esistere ed essere amati esattamente così come si è e la ricerca di essere perfettamente aderente a ciò che l’altro si aspetta da noi. Una meta impossibile da raggiungere perché il nemico più grande è all’interno della persona che si sente indegna di quell’amore. Se non l’ha mai ricevuto è perché non lo merita, si dice così che tutto si costruisce all’interno di questa trappola.

La cura per queste creature alla deriva è ardua, spesso evitano di farsi aiutare, la vergogna o la negazione del problema vincono su tutto il resto. Coloro che hanno la forza di prendersi per mano e incamminarsi nel viatico della cura hanno bisogno non solo di un costante continuo supporto psicologico ma anche di un’educazione alimentare che offra un appoggio concreto e rassicurante.

La dottoressa Giulia Roghi, nutrizionista, segue da anni le persone affette da questa patologia in tandem con i clinici. A lei poniamo alcune domande:

Come affronta il percorso di cura con le persone affette da Dca (Disturbi del Comportamento Alimentare)?

"La magrezza o l’eccesso di peso è uno strumento attraverso il quale le pazienti con Dca riescono a controllare le sfide che la vita propone, a cominciare dall’amore e dal lavoro. Di fronte alla complessità della sfida, queste si ritraggono impaurite e concentrano tutte le loro energie sul controllo dell’aspetto corporeo o sull’eccessiva alimentazione. Il percorso di terapia è molto difficile e non si tratta mai singolarmente ma occorre rivolgersi a strutture dove il lavoro viene svolto in equipe. Il paziente deve essere valutato non solo dal punto di vista nutrizionale ma anche a livello clinico e psicologico".

Che cosa consiglia?

"Il mio consiglio è quello di aiutare questi pazienti a capire che non è solo questione di “volontà”, che non è un’azione che si compie solo con le proprie forze ma bisogna accettare di chiedere aiuto ed essere guidati e sostenuti, ovviamente con le molteplici difficoltà del singolo caso. Infatti, molto spesso risulta difficile, soprattutto nelle prime fasi, far accettare la terapia nutrizionale. Bisogna accettare di far cadere le proprie maschere e corazze; ma soprattutto bisogna essere davvero onesti con sè stessi fino in fondo e capire quando invece stai mentendo a te stesso e a chi ti guida. Bisogna voler guarire davvero e capire che non è un compromesso o un obbligo ma che è realmente ciò che vogliamo. La riabilitazione inizia dall’ascolto".

Come si costruisce il percorso alimentare?

"Il tutto prende avvio con l’ascolto; segue la storia dietetica. I piani nutrizionali si adattano a seconda del tipo di disturbo, si utilizza anche il diario alimentare. Un aspetto importante è far comprendere al paziente che “Tutto e Subito” non rientra in un percorso sano volto alla consapevolezza e alla cura. Fondamentale è l’intervista alimentare. Nella prima visita si informa la persona delle gravi conseguenze cliniche di un disturbo alimentare sia esso sul versante anoressico sia bulimico. In caso di pazienti obesi il piano alimentare deve cercare di tener conto della fame, dello stress che il sentir fame può comportare e deve essere adeguatamente ripartito in carboidrati, proteine e grassi; deve essere gratificante, deve prevedere pasti liberi e l’assunzione di dolci (selezionati magari tra quelli più salutari) e infine, occorre lavorare sullo stile di vita, sul comportamento alimentare e sull’attività fisica regolare. Aspetto fondamentale creare un incontro empatico e accogliente con il paziente qualunque sia il problema portato".

Quante cercano di seguirla e quante scappano?

"Chi chiede aiuto inizia con il piede giusto, da li può intraprendere il cammino della rinascita; un cammino molto lungo e non sempre facile, dove sicuramente saranno presenti ricadute. Per guarire occorre credere che è davvero possibile farlo perché le risposte da dare a noi stessi le sappiamo solo noi, la forza di farcela è dentro ognuno di noi e occorre trovarla con l’aiuto di professionisti esperti che ci possano aiutare a guardare in faccia i fantasmi che ci perseguitano".

Che idea si è fatta dei disturbi alimentari?

"Per questi soggetti il cibo è l’amante segreto che almeno per qualche minuto accarezza l’anima, coccola, ama, ma da cui spesso bisogna liberarsi perchè la colpa diventa ingestibile. Il cibo è qualcosa che dominano e gestiscono come vogliono, si sentono onnipotenti e gratificati. I Dca non sono disturbi passeggeri, ma hanno radici molto profonde. Non capitano per un semplice capriccio. Alla base c’è il rapporto malato con il cibo, e non solo, con le relazioni".

Si possono curare definitivamente?

"Sì, se si riesce a creare un terreno fertile dove poter lavorare in maniera sinergica. Alla base deve esserci la volontà di cambiare e di ricominciare da zero. Le ricadute fanno parte del percorso. Il nutrizionista può ricondurre ad un corretto iter terapeutico, non solo con la costruzione del piano nutrizionale, ma soprattutto acquisisce valore anche il modo e l’atmosfera con cui viene consigliato al paziente".

Un consiglio?

"Pazienza, amore e dedizione!! Credo che sia molto importante non giudicare determinate situazioni ma ascoltare. Occorre aiutare questi pazienti a svuotare il cibo dal suo significato prettamente calorico e puntare sul ruolo della salute. Mangiare è un piacere non un obbligo, non una punizione. Mangiare deve gratificare non punire con stati di ansia e fobie".

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