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Psicodialogando

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A cura di Barbara Fabbroni

Comfort zone: sicurezza o trappola?

Appuntamento con la rubrica Psicodialogando di Barbara Fabbroni che oggi ci parla della "coperta di Linus", quella conmfort zone che fa sentire al sicuro

Ognuno di noi ha la sua copertina di Linus, quella meravigliosa comfort zone, fisica ed emotiva, che fa sentire al sicuro. L’abbiamo costruita a forza di scivoloni nella vita e alla fine il risultato è senza dubbio molto soddisfacente. In questo periodo di rinnovata pandemia funge da base sicura, dove approdare e restare ancorati in attesa di tempi migliori per riprendere il cammino senza paura di contagiarsi.

La comfort zone è davvero rassicurante oppure sotto sotto è una trappola dove la persona resta impigliata?

Uscire dal guscio, affrontare le nuove sfide, superare i propri limiti, abbattere le barriere della timidezza, guardare in faccia la paura, sono comportamenti che non rientrano nella comfort zone, tuttavia questa è la vita. Una vita nutritiva e soddisfacente passa attraverso la sperimentazione di nuovi itinerari, ogni incontro è il viatico per accrescere l’autostima, per crescere, per confrontarsi, per mettersi in gioco.

Fuori dalla zona di comfort c’è il mondo, la vita, le relazioni con i loro aspetti rigidi, spigolosi, duri, difficili da sostenere. La vita e le esperienze sono fatte di queste cose che cementano l’esserci della persona in relazione a sé, al mondo, all’altro. La vita comincia, nell’esatto punto dove finisce la comfort zone, da lì si aprono infinite possibilità.  

Che cos’è la comfort zone?

È il nostro quotidiano in tutte le sue declinazioni: amore, relazioni, famiglia, figli, lavoro.

Frequentare sempre le stesse persone, non cercare di progredire sul lavoro per paura di fallire, evitare di prendere decisioni importanti che comportino dei cambiamenti (come un trasferimento o l’inizio di una convivenza) sono solo alcuni dei tanti frammenti della nostra vita che delimitano la comfort zone.

È la nostra bolla protettiva, il nostro mondo protetto dove ci rifugiamo, spesso però diventa una trappola edulcorata, che blocca la vita, le esperienze, le possibilità. Tuttavia, restare legati a queste certezze è la cosa più sbagliata, poiché non diamo alla nostra esistenza la possibilità di scoprire nuovi itinerari, fare nuovi incontri, darsi nuove possibilità.

Perché questo accade? Semplicemente perché spesso non si è nemmeno partiti restando legati a un’idea intrappolante.

Quanto è importante uscire dalla comfort zone?

È essenziale se vogliamo vivere una vita completa, libera e soprattutto svincolata dall’ansia e dalla bassa autostima.

È impossibile evolvere, imparare, apprendere, conoscere se costruiamo una vita legati alla comfort zone.

L’ansia, la bassa autostima, l’insoddisfazione, l’angoscia, si riesce a gestire, elaborare, sconfiggere solo se c’è la volontà di uscire fuori dal guscio, di entrare a pieno titolo nel mondo della vita senza restare inchiodati nella propria nicchia protettiva.

Come se ne esce? Tutto dipende dalla persona e dalla sua voglia di uscirne. Sta solo a noi decidere come e quando aprirci al cambiamento. La prima reazione nel momento in cui si prende la decisione di sperimentare il mondo della vita è quella di provare panico e inadeguatezza.

Ricordatevi che il primo passo è porsi degli obiettivi realizzabili sfidando così i propri limiti. Nella vita, in ogni decisione ci sono costi e benefici, la valutazione è importante, ma spesso il rischio può essere ancor più entusiasmante.

Anche se lo stress non gode di buona reputazione, un po’ di sforzo fa bene e motiva ad agire per uscire dalla zona comfort.

Quante volte abbiamo detto “non trovo la via d’uscita”?

Non si trova poiché abbandonarla vuol dire comprendere meglio chi siamo e ciò che vogliamo.

Confrontarsi con il nuovo, il diverso, lo sconosciuto al di là della bolla delle proprie convinzioni, idee, sentimenti, significa espandere i propri confini, le esperienze, la conoscenza di sé.

Questo può far paura ma è assolutamente necessario per non vivere in una bolla dorata.

Bisogna ricordarsi che di là dalla zona comfort c’è una zona ancor più di benessere poiché nutre e soddisfa i nostri bisogni più profondi. Spingere i propri limiti è un po’ come allungare sé stessi, fare stretching a livello psicologico per scoprire le proprie possibilità e risorse.

Senza bisogno di compiere nulla di straordinario, di estremo, possiamo stimolare esperienze, allontanarci da ciò che è familiare, appropriarci di idee originali.

Piano piano ci abituiamo a comprendere che non è poi così pericoloso, tanto da prenderci gusto.

Scopriamo cosa siamo in grado di fare e di essere. Allarghiamo il cerchio degli interessi, cresciamo un po’, ci apriamo al mondo, all’altro e incontriamo il nostro sé più nascosto.

Ogni viaggio di scoperta parte da noi per allargarsi alla conoscenza e alla sperimentazione dell’altro, del mondo e soprattutto di noi stessi.

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