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Psicodialogando

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A cura di Barbara Fabbroni

La violenza del branco: "Lupi che attirano Cappuccetto Rosso nella trappola"

I genitori sia della vittima sia del bullo che agisce da solo o nel branco devono prestare attenzione ad alcuni segnali di cambiamenti nel proprio figlio, restando tuttavia consapevoli che non sempre le vittime di bullismo o i bulli mostrano esplicitamente il disagio vissuto o l’arroganza tipica del bullo.

Undici anni sono pochi per vivere un’esperienza intensa come quella che è accaduta a una ragazzina aggredita da un branco di bulli giovanissimi, dai 13 ai 14 anni. 
"Giorni di minacce poi l'appuntamento e l'aggressione. Non deve più accadere a nessuna bambina", racconta la madre. La ragazzina è finita in ospedale, senza fratture ma con la prognosi medica di una settimana, a causa delle lesioni riportate dopo il pestaggio avvenuto dal branco che l’ha circondata e picchiata. Questo per quanto riguarda l’aspetto fisico, ma c’è un altro significativo vissuto che lascia sgorgare dolore: l’anima, l’esperienza vissuta, la cicatrice che si è aperta, la paura provata. Undici anni sono pochi, il sapore e l’odore delle bambole sono ancora nella cameretta. È il tempo della pubertà dove il corpo inizia i suoi primi significativi cambiamenti che accompagneranno verso l’adolescenza. È un momento particolare: si concludono le elementari e si affrontano alle medie. Un passaggio importante che segna una tappa significativa nella vita di ogni giovane. Tuttavia, la ragazzina con lo zaino pieno di sogni, desideri e passioni viene travolta da una violenza assurda, esplosa solo per il puro gusto di mostrare la propria superiorità. Almeno 30 suoi coetanei, per la maggior parte minori di 14 anni, l’hanno accerchiata, una decina l'hanno picchiata e altri filmata. La cosa che stupisce è che siano state proprio alcune ragazzine della sua età a picchiarla, filmando il tutto con i propri smartphone. Le botte sono durate fino a quando la bambina non è riuscita a liberarsi fuggendo dal gruppo di bulli che l'ha attirata nella trappola per poi aggredirla. Come lupi che attirano cappuccetto rosso nella trappola. Peccato che non ci fosse qualcuno a salvare la giovane aggredita.

La vicenda pone senza dubbio intensi e significativi interrogativi. Mette di fronte a un evento che ormai da tempo si assiste: il bullismo e le baby gang. Si sono spesi fiumi di parole per spiegare cosa significhi, come trovare i giusti mezzi per arginare questo fenomeno, le scuole si sono fatte promotrici di percorsi di sensibilizzazione, sono stati scritti libri, sono stati fatti seminari; tuttavia, la grande piaga del bullismo resta, e sta diventando un fenomeno sempre più dirompente. Perché? Che cosa sta accadendo ai giovani? Che cosa smuove tutta questa aggressività verso un coetaneo? Perché il desiderio di vedere l’altro sottomesso diventa una sorta di “droga” tanto che si calpestano le emozioni, le sensazioni, la dignità di un amico, un’amica, un conoscente? 
Non sto qui a narrare gli aspetti scientifici e le ricerche poiché sono convinta che chi vuole può approfondire l’argomento attraverso la rete e non solo. Ciò che mi preme sottolineare è la modalità della relazione che si costruisce tra coetanei. Una relazione caratterizzata da un comportamento aggressivo intenzionale, da uno squilibrio di forza/potere, da una durata temporale delle azioni “vessatorie” volte a rendere la vittima completamente inerte a tutto ciò che accade con gravi conseguenze per la sua psiche oltre che per le lesioni fisiche subite. Bisogna ricordarsi che il bullismo è un comportamento deliberato, fatto di proposito per far sentire una persona intimidita, minacciata o impotente. Non solo è un’aggressione alla persona, è soprattutto una violenza all’anima e alla psiche della vittima. 
Il bullismo può verificarsi ovunque, coinvolge in egual modo entrambi i sessi, raggiunge un picco tra gli 11 e i 14 anni e diminuisce man mano che i ragazzi crescono per virare a volte verso le baby gang. L’aggressione fisica esplicita - come calci, percosse e spintoni - è più comune tra i ragazzini più giovani; l’aggressione relazionale – danneggiare o manipolare le relazioni degli altri, come diffondere voci ed esclusione sociale – è più comune man mano che i ragazzi crescono, diventano adolescenti o giovani adulti. Individuare le motivazioni che portano un gruppo di giovani ad agire da bulli è estremamente difficile poiché, il più delle volte, ha un’origine profonda. I motivi possono essere molti: mancanza di controllo degli impulsi, difficoltà a gestire della rabbia, sentimenti di gelosia o invidia. Spesso dietro a questo comportamento si nasconde un vissuto di inadeguatezza da parte dell’autore di questi gesti. Il bullo, infatti, è un soggetto fragile, sofferente, e mette in atto tale comportamento come riflesso di questa fragilità. La cosa cambia quando il tutto è giocato all’interno di un gruppo. Così il fenomeno bullismo diventa il fenomeno del branco. Quanto è il branco a muoversi il tutto acquista una declinazione particolare tanto che si parla di baby gang. 
Le baby gang sono gruppi di ragazzini che commettono atti di bullismo fino a giungere ad attualizzare piccoli furti o aggressioni che fanno alzare l’asticella della violenza. Spesso i giovani traggono spunto dai sociali che li spingono ad assurde challenge. Sono fenomeni questi che ultimamente stanno sempre più dilagando nel nostro paese da Nord a Sud. Se andiamo a fondo nel valutare i ragazzi di questi gruppi di bulli ci rendiamo conto che hanno tutti un disagio profondo, una mancanza radicata, il bisogno di esistere ed essere visti. 
L’identikit delle cosiddette baby gang restituisce la fotografia di gruppi diffusi in tutte le regioni, e non solo in città, con una leggera prevalenza nel Centro-Nord. Composti da circa 10 ragazzi, tra i 14 e i 17 anni, sono gruppi perlopiù senza un’organizzazione strutturata né la distinzione di compiti all’interno. Sono tutte azioni compiute in gruppo. È l’effetto branco. Ciò che desta preoccupazione è l’aumento di una violenza gratuita e apparentemente insensata di alcune condotte. Il branco rende forti, fa sentire protetti, sicuri, rafforza la propria autostima e accresce il potere tra i membri del gruppo stesso tanto che all’interno c’è sempre un leader. Le vittime di bullismo o del branco sono giovani o giovanissimi che hanno una scarsa assertività, sono riservati e timidi ed hanno difficoltà a esprimere e affermare sé stessi. Coloro che vengono scelti come vittime, sono generalmente ragazzini o ragazzine insicuri, che acconsentono facilmente alle richieste dei bulli e non sempre sono in grado di farsi valere. La vittima si sente debole, si vergogna, ha paura, si chiude in sé stessa. 
Un genitore che cosa può fare? I genitori sia della vittima sia del bullo che agisce da solo o nel branco devono prestare attenzione ad alcuni segnali di cambiamenti nel proprio figlio, restando tuttavia consapevoli che non sempre le vittime di bullismo o i bulli mostrano esplicitamente il disagio vissuto o l’arroganza tipica del bullo. Spesso i bulli hanno una modalità comportamentale diversa da quando sono nel branco a quando sono in famiglia dove spesso recitano la parte del bravo figlio(a) tanto che, per il genitore, diventa difficile accorgersi che qualcosa non va. È pur verso che la genitorialità nell’ultimo periodo è molto cambiata per un’infinità di motivi. Il ruolo di genitore è importante e significativo, una buona genitorialità presuppone la consapevolezza che, per i genitori, la responsabilità del minore è fondamentale affinché possa avere un sano e costruttivo sviluppo. 
Che cosa possiamo fare contro bullismo e baby gang?
È fondamentale che i genitori si pongano in ascolto dei bisogni dei propri figli. Per ascoltare bisogna mettersi in silenzio, comprendendo il mondo dei ragazzi. Fondamentale è fare rispettare le regole. Le regole sono di essenziale importanza altrimenti tutto e il contrario di tutto diventa possibile. Una buona genitorialità ha bisogno di costanza continua, di attenzione, di presenza. Il bullismo o le baby gang non sono solo un fatto di cronaca ma sono soprattutto un momento educativo, che permette al genitore attraverso l’evento di cronaca di confrontarsi con il figlio cercando di comprendere sia il loro punto di vista sia cogliere l’occasione per far consapevolezza di quanto sia importante un comportamento etico e morale.  Il bullismo così come la baby gang non è un tema passeggero, dovrebbe diventare un tema di salute, un argomento di studi vero, reale e costruttivo all’interno delle scuole. Fino a oggi ciò che è stato fatto non sembra abbia più di tanto sensibilizzato i giovani considerando le aggressioni cui assistiamo quotidianamente.  

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