rotate-mobile
My two cents

My two cents

A cura di Mattia Cialini

Perché è importante evitare un'epidemia (spoiler: no, non moriremo tutti di Coronavirus)

Un'amica, medico di professione, è stata illuminante: in poche parole ha sciolto molti dei dubbi che avevo. Riporto la conversazione sotto forma di Faq, sperando che sia utile anche per altri

Non ho una laurea in Medicina, né tantomeno una specializzazione che mi permetta di parlare con cognizione di rischi, cause, trasmissione, etc. del Coronavirus. In questi giorni, per mestiere, ho dovuto ascoltare esperti in materia, anche per poter calibrare al meglio le informazioni da veicolare attraverso Arezzonotizie. Nonostante l'impegno che ci ho messo, ho faticato a dare il giusto peso alla gravità del fenomeno. E confesso i miei mille dubbi, ogni volta che scrivo di fatti relativi alla provincia di Arezzo e legati al Coronavirus, per le conseguenze che un articolo potrebbe avere. La deontologia e il buon senso impongono di riportare le notizie che abbiano un effettivo interesse pubblico in maniera asciutta, senza sensazionalismi. Il diritto/dovere di cronaca spinge a stigmatizzare episodi grotteschi come l'assalto ai supermarket, le isterie ingiustificate, i furti di mascherine. A verificare informazioni che circolano nelle chat e a smontare bufale allarmistiche su negozi chiusi o su fantomatici casi di contagio. Ma soprattutto a rendere conto delle notizie istituzionali, le raccomandazioni, le informazioni fornite dalla Asl. Delle due, c'è da aver molta più paura della censura e che non delle informazioni in circolo. E con questa affermazione non giustifico affatto chi, deliberatamente, ha pompato i toni allarmistici, speculando sul fenomeno. Ma io rispondo soltanto per me stesso e per quello che è scritto dai colleghi su Arezzonotizie.

Detto questo, un'amica, medico di professione, è stata illuminante: in poche parole ha sciolto molti dei dubbi che avevo. Riporto la conversazione sotto forma di Faq, sperando che sia utile anche per altri

E' letale il Coronavirus? "Non più di altri virus influenzali stagionali".

Quando lo è? "In pazienti fragili, anziani e/o con altri tipi di patologie. Ma il 95% dei colpiti neppure accusa complicazioni".

E' giusto parlare così tanto del Coronavirus? "Sì, perché bisogna veicolare le informazioni per contenerlo. Ma occorre farlo in maniera corretta".

Perché è importante limitarne la diffusione? "Perché, anche se sta per essere messo a punto, ancora non c'è un vaccino. Ma anche senza vaccino la stragrande maggioranza della popolazione, pur se colpita, non accuserebbe particolari disturbi, se non quelli di una influenza che dura qualche giorno. Se il Coronavirus non si diffonde, si tutela la minoranza che potrebbe essere soggetta a complicazioni".

In definitiva, qual è il reale rischio connesso alla diffusione del Coronavirus? "Il pericolo maggiore di un'epidemia è che, in attesa di un vaccino, le persone che possono accusare complicazioni intasino gli ospedali, occupando i posti letto disponibili. Si determinerebbe un grande disagio per tutta l'utenza. Pertanto è giusto che si prendando provvedimenti per limitare la diffusione della patologia, visto che il virus, come ogni virus influenzale, è assai contagioso. Ma non è più letale di altre influenze. Bisognerebbe far capire il problema alla popolazione, ma senza generare panico".

Perché è importante evitare un'epidemia (spoiler: no, non moriremo tutti di Coronavirus)

ArezzoNotizie è in caricamento