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A cura di Enrico Meacci

Mercato dell'auto, è crisi senza fine

Purtroppo i dati delle vendite e delle immatricolazioni del primo semestre 2022 ma anche di quelli della seconda parte dell'anno, non dicono nulla di buono

Il momento storico che stiamo attraversando non è certamente dei migliori per incentivare gli acquisti di automobili da parte dei consumatori. Reduci da due anni di pandemia con tutte le implicazioni del caso, stavamo già assaporando il dolce sapore della ripresa quando siamo stati scaraventati nostro malgrado in un nuovo conflitto armato dal retrogusto di guerra fredda. Tanto per non farci mancare di nulla ci è stato imposto anche l'aumento speculativo del costo dei carburanti che sono schizzati alle stelle e dopo ci siamo beccati anche l'impennata esosa, al limite del ridicolo (se non fosse tragico per imprese e famiglie) delle bollette elettriche, ed ecco quindi che pensare oggi di poter cambiare la propria automobile sembra una provocazione.

Per noi che viviamo di passioni e che siamo innamorati delle quattro ruote non ci resta che sperare in tempi migliori.

Purtroppo i dati delle vendite e delle immatricolazioni del primo semestre 2022 ma anche di quelli della seconda parte dell'anno, non dicono nulla di buono.

Quella del mercato italiano dell’auto è una crisi senza fine: nonostante gli incentivi statali a giugno si è registrato il 15% in meno di immatricolazioni rispetto a giugno 2021. A luglio non è andata meglio con un calo del 10,6% mentre ad agosto c'è stata una leggera ripresa con un +3.4%. Nei primi 8 mesi dell'anno il calo si è attestato all'11,8%.

L’andamento generale negativo delle immatricolazioni di vetture nuove in Italia fa il paio con il trend analogo che si vive anche oltralpe. I nostri partner europei non stanno meglio di noi. Il segno meno nelle vendite è una costante per Germania, Francia, Spagna e Gran Bretagna.

Ad aggravare un quadro già a tinte fosche c'è anche la crisi dei semiconduttori e dei prezzi alle stelle delle materie prime che hanno fatto rallentare, ed in qualche caso bloccare le catene di montaggio con inevitabili ripercussioni nei tempi di consegna delle autovetture e liste di attesa chilometriche.

Un po' meglio vanno le vendite dell'usato che a fronte di un nuovo difficile da raggiungere sta vivendo una fase di timida ripresa.

Non vanno meglio le vendite delle vetture elettriche che scontano anche costi di acquisto sensibilmente più elevati degli stessi modelli con motorizzazioni tradizionali.

Al contrario volano le vendite delle vetture di lusso. USA docet. I marchi automobilistici “top” come ad esempio Ferrari, Lamborghini, Bentley, segnano quote di mercato inaspettate per il periodo e da numeri di nicchia si stanno trasformando in un importante punto di riferimento per il settore delle quattro ruote. Segno evidente che a fronte di chi fatica ad arrivare a fine mese ci sono invece persone che possono spendere somme di denaro importanti (sopra settantamila euro tanto per capirsi) per l'acquisto di auto di assoluto prestigio di marchi “super premium” come Porsche, Audi, BMW, Maserati, Range Rover, e via così. Anche questa è una caratteristica del nostro tempo. Aumenta così il divario fra i poveri (sempre di più) ed i ricchi, con il così detto ceto medio che si sta sempre più rapidamente assottigliando generando un divario sociale sempre più evidente. Una riflessione si impone.

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