Il protocollo siglato dai sindaci dei dieci comuni della val di Chiana e da Vincenzo Ceccarelli, assessore al paesaggio della Regione Toscana, è un giusto passo avanti nella direzione di recuperare e mantenere in vita le coloniche Leopoldine della valle. Fa male, infatti, vederle cedere al tempo che passa e all'abbandono. Un altro aspetto positivo del protocollo è quello che prevede che si possano destinare gli spazi interni ad usi diversi da quelli (limitati) previsti fino a oggi. E che dire di un incentivo economico capace di incoraggiare i meno entusiasti e aiutare chi ha paura della manutenzione futura? Solo bene.

Voglio però fare una raccomandazione, tanto alla Regione quanto ai comuni interessati: per favore fate in modo che il vincolo riguardante l'aspetto esteriore venga davvero fato rispettare, altrimenti l'intero progetto di recupero sarà praticamente inutile. Le Leopoldine, così come le fattorie e le ville della val di Chiana (aretina o senese che sia) sono belle così come sono nate e sono in grado di raccontare la storia della valle e contribuire al fascino dei luoghi, in buona parte per via del loro aspetto. Sinceramente certi recuperi già portati a termine lasciano perplessi. In giro si vedono con dispiacere recinti, cancelli, rivestimenti o trasformazioni ignoranti e improvvisate. Evidentemente i troppi vincoli esistenti fino a oggi non hanno sempre riguardato la qualità dell'aspetto dopo la ristrutturazione, ma si tratta di una questione centrale, molto di più dell'organizzazione interna degli spazi o della destinazione.

Credo che persino sulle piante da affiancare a simili case bisognerebbe poter dire qualcosa, in modo che si possa evitare il ricorso a cedri del Libano, abeti argentati o altre amenità senza senso in ambiente nel quale devono avere la priorità poche essenze come i noci e le altre piante da frutto; i pioppi e le siepi autoctone...

L'architettura del paesaggio ha un senso, anche e sopratutto in val di Chiana, facciamo ricorso a questa risorsa e non ce ne pentiremo.