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Le sagre vere e quelle finte

Non mi appassiona più di tanto il tema della concorrenza tra sagre e ristoranti (ma sarebbe meglio dire pizzerie) perché alla fine il mercato è libero e quel che conta è il rispetto delle norme igieniche e di sicurezza sul lavoro. L’intervento...

Non mi appassiona più di tanto il tema della concorrenza tra sagre e ristoranti (ma sarebbe meglio dire pizzerie) perché alla fine il mercato è libero e quel che conta è il rispetto delle norme igieniche e di sicurezza sul lavoro. L’intervento pubblico di Mauro Frosini, notissimo idraulico (trombaio, dice lui) di Ruscello nonché uomo immagine e cofondatore della sagra in corso in questi giorni ai piedi del suo paese, ha proposto una domanda intelligente:

Hanno senso sagre che non siano legate al territorio e ai suoi prodotti?

Noi che frequentiamo abitualmente il web facciamo per una volta ricorso a Wikipedia, l’enciclopedia autocostruita dai navigatori, nella quale alla parola “sagra” si associa il seguente significato:

“La sagra è un momento di aggregazione sociale in cui nelle piazze e nelle vie si possono mangiare e degustare piatti tipici locali, molto apprezzati dalla popolazione locale e non. Solitamente essa viene organizzata nei giorni in cui è organizzata anche la festa patronale. I piatti sono preparati al momento e, normalmente, i prezzi sono minori rispetto alla consumazione in un locale chiuso.”

naturalmente non manca, sulla stessa enciclopedia, anche al significato originale della parola sagra, che come si può facilmente intuire si riferisce a una festa in concomitanza di ricorrenze sacre.

Da ciò deriverebbe il fatto che volendo essere puri le sagre dovrebbero tenersi nei giorni di feste religiose locali, con prodotti anch’essi locali cucinati al momento da persone del luogo.

Se poi vogliamo essere un po’ più elastici e meno filo religiosi, allora possiamo pensare che le sagre, nell’accezione moderna, siano delle feste nelle quali si celebra la cucina del luogo fatta dagli abitanti del luogo.

Se si snatura questa loro caratteristica di base viene meno anche la genuinità e la qualità di ciò che nelle sagre si vende.

Ha quindi certamente ragione Frosini quando dice che la sagra del cacciucco, noto piatto popolare livornese nato per utilizzare gli scarti e gli avanzi del pescato, ha poco senso se organizzata a Foiano della Chiana. Ed è anche vero che se la sagra non è un generico ristorante improvvisato, ha poco senso che si tramuti quasi sempre (dalle nostre parti) in una abbuffata a base di pappardelle e carne alla griglia (magari con crema catalana come dessert) indistinta da luogo a luogo e indipendentemente dal nome della sagra stessa.

ASCOM si è detta d’accordo con Frosini e vogliosa di redigere un regolamento (insieme agli enti pubblici) che regoli l’attività relativa alle sagre mantenendone il significato il più possibile vicino all’originale.

Non sarà facile, ma avrebbe un senso.

Le sagre vere e quelle finte

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