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Redazione

L'Arezzo che affronta il Piacenza al Garilli

E' una rincorsa, quella dell'Arezzo di Bellucci, una rincorsa che durante la preparazione estiva la squadra non pensava di dover fare. Al di là delle frasi di circostanza pronunciate qua e là per tenere basse le aspettative, infatti, si avvertiva...

E' una rincorsa, quella dell'Arezzo di Bellucci, una rincorsa che durante la preparazione estiva la squadra non pensava di dover fare. Al di là delle frasi di circostanza pronunciate qua e là per tenere basse le aspettative, infatti, si avvertiva nella dirigenza societaria la voglia, ma anche la convinzione, di avere numeri buoni per stupire tutti, a cominciare dagli addetti ai lavori, per finire con gli sportivi aretini. Non è ancora detto che non sia così, ma certo le prime tre partite di campionato hanno mostrato più ombre che luci e i tre punti in tre partite stanno lì a testimoniarlo. Sono arrivati con una vittoria fuori casa, ma non sarebbe stato scandaloso se fossero stati totalizzati facendo un punto a partita. Questo per dire che nonostante gli svarioni dei singoli (Davvero importanti), l'incapacità di reagire alle avversità e la prevedibilità del gioco, la squadra amaranto avrebbe potuto cavarsela senza soccombere fin qui a nessun avversario, e sarebbe stato anche giusto. Di fatto, però, i tre punti rispecchiano comunque quanto fatto vedere nelle prime tre partite.

La cosa non sarebbe allarmante se la squadra avesse mostrato limiti insormontabili dando la sensazione di fare il massimo possibile, ma non è così. In fasi diverse delle varie partite e comunque sempre nei primi minuti, l'Arezzo ha messo sotto le avversarie segnando tra l'altro un buon numero di gol. Il difetto principale è parso quello relativo alla personalità, alla sicurezza, accanto all'incapacità del gruppo "storico" di mettere a loro agio i nuovi arrivati. E' come se la depressione che attanagliò i ragazzi (allora di Sottili) nel marzo scorso, non fosse stata smaltita. Quella squadra, che fino ad allora aveva vinto quasi ogni partita casalinga, improvvisamente perse ogni certezza e si comportò in maniera incomprensibile e addirittura insopportabile nel finale di stagione. La società ha poi cercato di dare continuità al progetto del febbraio 2016, mantenendo in rosa lo zoccolo duro del gruppo che ha affrontato lo scorso campionato, ma evidentemente molti elementi di quel gruppo erano sportivamente malati, affetti da tremore da paura di vincere e da contrarietà. Bellucci non si è accorto subito del perdurare di questa condizione mentale nei suoi, sia perché non l'aveva vissuta direttamente, sia perché è pur sempre un allenatore all'esordio.

Anche gli sportivi speravano che l'Arezzo potesse essere più o meno lo stesso che aveva coltivato la speranza di vincere il campionato fino al febbraio 2017.

Invece alla precarietà emotiva del gruppo storico si sono aggiunte problematiche di mercato che hanno coinvolto due pezzi importantissimi della squadra del campionato scorso. De Feudis e Luciani sono stati due dei punti fermi di quella squadra proprio nel periodo migliore, quello tra dicembre e febbraio scorsi. Luciani lo era stato fin dall'inizio, De Feudis, arrivato in ritardo e non troppo in forma, ebbe bisogno di un paio di mesi di rodaggio prima di raggiungere il top ed essere addirittura il migliore del gruppo tra dicembre e gennaio (fino a un infortunio nefasto per l'Arezzo). Gli stessi due calciatori hanno sognato di tornare in serie B, la categoria dalla quale provenivano e che al loro massimo meriterebbero ancora oggi. Questo non è accaduto e loro si sono "spompati" al punto di non meritare di giocare titolari all'avvio della nuova stagione.

E' compito dell'allenatore, certo, portare tutti gli uomini a disposizione nelle migliori condizioni, ma l'obiettivo viene raggiunto con la collaborazione di tutti, singoli calciatori per primi.

Dopo una fase iniziale sofferta, quindi, siamo giunti oggi (forse) al momento di reintegrare i due nell'undici titolare e questo non può che essere considerato un evento positivo, che magari non subito, ma a breve, potrà mettere l'Arezzo in condizioni di ripartire al meglio delle sue possibilità.

Performance all'altezza della loro fama da parte di Luciani, De Feudis, Foglia e Corradi, insieme a qualche minuto in più sulle gambe di Moscardelli e Cutolo, possono essere un contributo forte al recupero di certezze perdute e insieme a prestazioni all'altezza del blasone. E anche i nuovi arrivati, se trascinati in un meccanismo che funziona, faranno certamente meglio di quanto si è visto nelle prime tre partite.

Ecco che a Piacenza è probabile che l'Arezzo scenda in campo senza under se non il portiere. Perderà qualche soldo per la mancanza del contributo concesso a chi fa giocare i giovani italiani per molti minuti, ma in questo momento la squadra non può far calcoli, perché deve prima di tutto cementare il gruppo con convinzione e autoiniettarsi una dose importante di autostima, qualcosa capace di non far sbandare alla prima contrarietà. Gli errori dei singoli si possono limitare con il lavoro, ma non scompariranno mai del tutto; sul carattere si può invece lavorare sodo e forse essere più efficaci.

Forza Arezzo! (domenica ore 16,30 a Piacenza, in diretta sulla piattaforma web della Lega di C, Sportube)

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