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La ripresa che non c'è

Sono di due giorni fa i numeri snocciolati dalla CGIL aretina che restituiscono una fotografia disarmante dell'occupazione nel territorio aretino. Mentre a livello nazionale (ed europeo) si parla di timida ripresa, da queste parti gli occupati...

Sono di due giorni fa i numeri snocciolati dalla CGIL aretina che restituiscono una fotografia disarmante dell'occupazione nel territorio aretino. Mentre a livello nazionale (ed europeo) si parla di timida ripresa, da queste parti gli occupati regolari sono sempre di meno. Al di là delle fredde percentuali, dal 2008 a oggi sono diminuiti di 15000 unità (!) e anche il 2015 è stato un anno disgraziato, con i suoi 2000 dipendenti in meno rispetto al 2014.

Certe cifre fanno capire che di fronte a una ripresa dai piccolissimi numeri a livello nazionale, le imprese non hanno la fiducia necessaria per aumentare il numero di dipendenti, così ad assumere ci pensano due volte anche quando qualche dipendente va in pensione...

Non che ci fosse bisogno dei numeri dell'INAIL per convincerci del fatto che ad Arezzo non si avvertono segnali di ripresa degni di questo nome, ma accanto alle dichiarazioni dei vertici della Camera di Commercio, che continuano a mettere in guardia in special modo sulle condizioni dei piccoli imprenditori, questi sono la conferma della percezione chiara di un disagio diffuso, spesso malcelato dai protagonisti diretti, che ha portato molte famiglie aretine ai limiti della povertà.

I dipendenti non sono certo l'unica categoria di persone ad aver pagato pesantemente una crisi che è difficile perfino continuare a chiamare così, visto che perdura da ormai 7 anni.

Ci sono infatti imprenditori che hanno dovuto mollare o che sono alla canna del gas; quelli che rimettono soldi ogni giorno, ma sopravvivono giocandosi il patrimonio nella speranza che tornino tempi migliori. C'è poi uno stuolo di professionisti e precari (che non è facile chiamare giovani) i quali non sembrano avere un futuro, e spesso nemmeno un presente dignitoso. Avvocati, ingegneri, architetti, geometri, mediatori immobiliari e chi più ne ha più ne metta, chiudono i battenti uno dietro l'altro per mancanza di lavoro, cosa che non si era mai verificata nel secondo dopoguerra.

Per tutti questi soggetti è inutile aprire i negozi anche di notte, ed è normale che pure i commercianti lamentino conti che non tornano.

La ripresa ci sarà, forse, un giorno, ma al momento ad Arezzo non si vede. Possiamo solo sperare nel futuro...

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