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Redazione

la piazza dei grillini senza Grillo

I cinque stelle in piazza ad Arezzo sono venuti a fare i politici. Né più ne meno di quelli appartenenti ai partiti classici. Di Battista e Di Maio sono ormai perfettamente integrati nell'agone politico e comunicano in TV come tutti gli altri...

I cinque stelle in piazza ad Arezzo sono venuti a fare i politici. Né più ne meno di quelli appartenenti ai partiti classici. Di Battista e Di Maio sono ormai perfettamente integrati nell'agone politico e comunicano in TV come tutti gli altri. Com'era prevedibile fin dall'inizio, i grillini si comportano oggi come i leghisti e vanno ad aizzare le folle laddove c'è da guadagnare qualche voto facile, come in questo momento ad Arezzo. Fatti i conti con i propri sindaci incontrollabili, per via della liquidità del movimento al quale aderiscono i soggetti più vari, i seguaci di Grillo si stanno strutturando e vanno alla carica di un mondo del quale fanno ormai parte a tutto tondo. Occorre ricordare i momenti in cui davano per morta la politica italiana e chiamavano zombie i politici come Renzi. Oggi dobbiamo prendere atto del fatto che proprio con lui e il suo "morto" partito stanno facendo accordi su questioni importanti per gli italiani. Non c'è niente di male ad essere politici, a fare politica; basta avere un percorso davanti, una strada da percorrere nell'interesse dei cittadini. Quella dei 5 stelle era chiara: fungere da becchini al funerale della politica tradizionale e dei suoi inganni, per ripulire il campo e governare direttamente, da cittadini "puliti". A oggi, quando sono trascorsi diversi anni dal loro exploit, i pentastellati stanno di fatto trattando con quella politica che continuano a dare per morta (ma che morta non è), e non hanno una strada politica comune di fronte. Insomma, si comportano ormai da politici senza avere un progetto politico chiaro.

E nel frattempo Grillo si fa da parte, come se potesse farlo. Torna a fare il comico e a girare l'Italia come se niente fosse accaduto. Non sfugge a nessuno che ormai ogni suo spettacolo non potrà essere preso come tale, ma verrà considerato propaganda politica di quella meno nobile; camuffata da performance teatrale.

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