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La Minerva di Arezzo, questa sconosciuta

La cosiddetta “Minerva di Arezzo”, rinvenuta appunto in città nel 1541 e in questi giorni esposta presso la Fraternita dei Laici in piazza Grande, raffigura Athena, dea greca dell’ingegno, associata alla Minerva dei romani e alla Menrva etrusca...

La cosiddetta “Minerva di Arezzo”, rinvenuta appunto in città nel 1541 e in questi giorni esposta presso la Fraternita dei Laici in piazza Grande, raffigura Athena, dea greca dell’ingegno, associata alla Minerva dei romani e alla Menrva etrusca.

Non è affatto provato che la Minerva di Arezzo, per tanti aspetti dipendente da modelli greci, sia stata realizzata proprio ad Arezzo. Tra l'altro la datazione ormai considerata certa ne colloca la fusione tra il 300 e il 280 avanti Cristo, quando Arezzo e l'Etruria erano ormai romanizzate e non più puramente etrusche. Non è possibile, quindi, definirla come opera etrusca e, anche nel corso del lungo restauro e studio a cui è stata sottoposta, non si è raccolto alcun dato che faccia ritenere che per la sua realizzazione sia stato utilizzato rame proveniente dai monti Rognosi (area tra Anghiari e Ponte alla Piera), come ripetutamente asserito negli ultimi giorni.

Si tratta di una statua già antica che con ogni probabilità ornava la lussuosa casa romana all'interno della quale è stata rinvenuta, casa che nei primi anni dopo Cristo sorgeva nel cuore dell’allora Arretium.

La Chimera, che è datata almeno un secolo prima, è invece certamente etrusca e forse aretina; questo non soltanto per via del luogo del ritrovamento, ma anche per la dedica in etrusco che vi figura. Paragonare le due statue è sbagliato. e cercare di fare della Minerva un "simbolo di Arezzo" e il frutto dell'ingegno aretino è almeno forzato.

Non abbiamo bisogno di verità pompate, perché Arezzo ha molti motivi per essere apprezzata.

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